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[…] “La memoria non sempre è abbandono nostalgico,
ma più segno della storia, indispensabile
per comprendere il presente e
costruire il futuro […]
Agnese Carnevali Il Messaggero
20 marzo 2014, p. 40
 
I luoghi, se sappiamo bene interrogarli,
ci raccontano, attraverso le trasformazioni
subite, la loro storia, che risulta in stretto
legame con quella delle persone
che vi abitano
Le pietre raccontano: Santa Maria
della Piazza, a cura del Centro
Culturale Miguel Manara,
Castel Bolognese: Itaca, 2011

 

 

La mia ricerca sulla storia di Largo Belvedere e di Palazzo Moroder non è mai stata ispirata ad un’operazione nostalgica sul passato e non ne ha mai preso la forma. L’intento è sempre stato, piuttosto, come si può evincere anche dall’introduzione generale al mio lavoro (cfr. Introduzione generale all’Archivio), mantenere viva la memoria storica di questo luogo, i cui nodi fondamentali sono il XVII secolo e la Seconda Guerra Mondiale. Infatti Palazzo Moroder sorse nel cuore del baluardo di San Pietro, eretto proprio nel XVII secolo. Testimonianza viva ne resta al primo livello del giardino dove si trovano ancora le vestigia di un tratto delle originarie mura. Una presenza storica, quella del baluardo, che arricchisce di significati Largo Belvedere. Il baluardo San Pietro, infatti, rappresenta un elemento chiave dell’identità stessa della città, delineando il limite tra l’Ancona antica e quella moderna (cfr. Illustrazione di Gino Costanzi, inserita nella Sezione Mostra Fotografica, Vedute del Colle Cappuccini e di Palazzo Moroder di questo Archivio).

Altro momento cruciale per il Palazzo fu la Seconda Guerra Mondiale quando l’edificio, dopo l’8 settembre ’43 ed i bombardamenti sulla città, che portarono allo sfollamento delle famiglie, diede ospitalità prima ai soldati polacchi del 2° Corpo d’Armata del generale Anders e a quelli inglesi della Raf, poi ai militi italiani.

Nelle cantine del Palazzo Moroder, al civico 14, fu realizzato il Rifugio pubblico di Largo Belvedere n. 14 del Comune di Ancona, come documentano le fonti archivistiche e attestano vari condòmini nelle loro testimonianze (cfr. Sezione Testimonianze di questo Archivio).

 

(Planimetria rifugio pubblico_Largo Belvedere, n. 14 del Comune di Ancona, Ufficio di riqualificazione urbana del Comune di Ancona).

 

Se il XVII secolo e la Seconda Guerra Mondiale sono gli episodi più significativi nella storia dell’edificio, c’è un’altra data che segna la vita di Largo Belvedere e che emerge dalla mia ricerca. È il 20 luglio del 1929, quando venne inaugurato Palazzo Moroder. Il suo nome ufficiale, in origine, era Palazzo degli impiegati comunali, ma nel 2008, mentre stavo svolgendo il mio lavoro di riscostruzione storica, mi sembrò importante attribuire al complesso il nome di Palazzo Moroder. Fu, infatti, per volontà del Podestà Cavalier Riccardo Moroder, che apparteneva ad una delle famiglie più importanti di Ancona (cfr Sezione Mostra fotografica Palazzo Moroder di questo Archivio, nella parte relativa a Riccardo Moroder) che venne eretto lo stabile. Successivamente, proseguendo la ricerca storica sull’origine dell’edificio, quando la mostra fotografica ad esso dedicata era già avvenuta (cfr. Introduzione generale all’Archivio), è emerso anche il fondamentale contributo che venne dato alla sua realizzazione dall’ingegnere Gino Costanzi, che ne fu il progettista. Per cui, per precisione, l’intitolazione del Palazzo di Largo Belvedere dovrebbe essere Palazzo Moroder-Costanzi.

La sua costruzione rientra nella storia abitativa della classe dirigente municipale fascista, iniziata nel 1921. In quell’anno, infatti, fu costruito il Palazzo degli impiegati della Provincia, in via Frediani, e, invece, alla fine degli anni Venti, l’edificio per gli impiegati dello Stato, in via Piave. Accontentati così sia i dipendenti provinciali sia i dipendenti statali, non mancavano, ora, che gli impiegati comunali, per i quali l’amministrazione pubblica si mise, dunque, al lavoro. Come attestano R. Petrelli, G. Zavani, M. Perinetti Casoni nel loro intervento L’edilizia residenziale sovvenzionata ad Ancona (1900-1940), in Storia urbana, 1989, n. 47, pp. 183-185, riportato da M. Ciani ed E. Sori in Ancona contemporanea – 1860-1940 (Clua edizioni Ancona, 1992, p. 640), nel 1927 «fu varato il progetto di costruire un edificio di forme abbastanza simili a quelle degli altri due complessi edilizi, ma la zona (un’area di risulta sui bastioni di Porta S. Pietro, oggi Largo Belvedere) era di gran lunga meno pregiata delle altre due (il nuovo asse Adriatico di espansione urbana), anche se più panoramica. Alla Cooperativa degli impiegati comunali il Municipio diede un contributo determinante, mentre quello dello Stato (150.000 lire) fu modesto».

 

Targa commemorativa del Palazzo Moroder 2009

Appena popolato dalle famiglie degli impiegati comunali, Palazzo Moroder-Costanzi divenne molto più che un insieme di abitazioni. L’edificio fu da subito luogo di socialità e di condivisione tra i condòmini. Una vera e propria comunità (come si può comprendere meglio in Introduzione alle testimonianze di questo Archivio). Uno dei simboli dello stretto legame e dei rapporti tra i suoi residenti era il gioco delle bocce che, negli anni Venti, Trenta e Quaranta, quando la tecnologia televisiva ed informatica non era ancora nata, era molto di moda tra i residenti del Palazzo. Tanto che, al terzo piano del giardino, fin dal 1929, era stato costruito un campo di gioco (cfr. Sezione Testimonianze di questo Archivio, in particolare quella dell’ingegnere Franco Sbordoni e Sezione Mostra FotograficaFamiglia Roccheggiani-Pellegrini), sul quale si dilettava anche lo scrittore e poeta anconetano, Palermo Giangiacomi, tra gli originari condòmini dell’edificio, dove visse per dieci anni, essendo direttore della biblioteca comunale “L. Benincasa” (cfr. Introduzione generale all’Archivio).

 

 

 

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