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L’intera comunità di Piticchio di Arcevia è da qualche mese oramai, raccolta attorno al romano Giovanni Catella e a sua moglie Antonia. Nativi romani, ma a pieno titolo adottivi arceviesi, Giovanni (per gli amici Gianni) e Antonia, hanno dato il via a un maestoso progetto di realizzare a Piticchio un grandissimo museo, più unico che raro, del giocattolo, che comprenda e contenga, in maniera attiva e viva, gli oltre 4000 pezzi raccolti da Gianni nel corso della vita.
Il progetto, approvato sulla carta e i cui lavori sono già stati avviati, prevede un grande museo interattivo con laboratori continui: un vero e proprio centro che raccolga in sé l’intera comunità, per farne simbolo e identità di questa piccola cittadina.
A fare gioco forza di questo maestoso progetto, vi è anche il fatto che come struttura ospitante è stata scelta una vecchia casa ristrutturata da un gruppo di olandesi in occasione di un’edizione del “Grande fratello” olandese che ha reso Piticchio particolarmente amato e gettonato per il turismo d’oltralpe.

Come e quando è nata la tua passione per il giocattolo?

Ovviamente da bambino! Ne ero appassionato come tutti. Poi, nel tempo, il gioco e l’attività ad esso legata è diventato un vero e proprio motto: chi smette di giocare, invecchia! Quello del gioco è un diritto fondamentale e non solo nell’età infantile, ma nel corso intero della vita. Credo che quella del gioco, sia l’unica attività umana fatta di puro piacere e passione: un’attività che si completa da sé. Non c’è un secondo fine, ma la semplice soddisfazione che si ricava dal farla. Neanche l’attività sportiva eguaglia quella del gioco: lì c’è competizione, o anche semplicemente il miglioramento delle prestazioni, nel gioco non è contemplato neanche questo. È puro diletto, dunque. Tuttavia, anche nel gioco c’è serietà. Basta guardare i bambini mentre lo fanno. Per loro è un’attività seria, sono seri, decisi e si arrabbiano se manca il rispetto delle regole stabilite, qualora ci siano! Perché, quello del gioco, è un concetto un po’ strano, con una doppia valenza. La stessa parola “gioco”, deriva dal latino ludus, ma i ludi significa anche sospensione delle regole, come il carnevale, per intenderci…

Quando hai capito che quella del giocattolo stava diventando una vera e propria passione?

Da sempre ho avuto la mania di raccogliere e conservare i giocattoli. Poi, crescendo, quando i miei amici cominciavano ad abbandonarli perché più interessati alle ragazze, io li compravo da loro. Ho giocattoli da tutto il mondo e di ogni periodo storico. Eppure, non ho mai giocato e né raccolto soldatini o armi! Non mi è mai piaciuto giocare alla guerra (e il destino ha voluto che finissi a fare l’inviato dei guerra!). Ovvio però che, alcuni giochi di un determinato peridoo storico, non possono esimersi dal discorso dell’arma, come quelli degli anni ‘30 ad esempio, in cui la militarizzazione del gioco è davvero impressionante.

Com’è nata l’idea di fare un Museo e perché proprio a Piticchio di Arcevia?

Si può dire che sia nata casualmente. Ho raccolto e ammucchiato giocattoli per tutta la vita in giro per il mondo. Una volta andati in pensione, io e mia moglie, abbiamo pensato di trasferirci in un posto più tranquillo e che magari avesse spazio per tenere tutti i giocattoli. Ci siamo messi quindi alla ricerca di una città e di un posto ideale. Abbiamo cercato prima in Toscana, poi in Umbria e, alla fine, siamo finiti nelle Marche che, dico la verità, non conoscevo così bene, ma una volta scoperte, me ne sono subito innamorato! Tramite agenzie abbiamo cominciato la ricerca di una casa in una località che non fosse né troppo centrale e affollata e né troppo distante dalle comodità della città e, allo stesso tempo, che fosse abbastanza grande da contenere l’intera collezione di giocattoli Alla fine, per puro caso, ci è stata proposta questa casa appena ristrutturata dalla Endemol e sotto le mura di Piticchio… che dire! Quando ho visto l’incantevole panorama, la posizione comoda e una casa bellissima con spazi enormi, ho deciso di fermarmi! Solo dopo, gli oltre 700 mq di spazio, ha fatto maturare a me mia moglie Antonia l’idea di aprire un vero e proprio museo del giocattolo!
Certo è che è una vera e propria impresa; voglio dire, forse, una persona con un po’ di responsabilità direbbe: “Ma cosa sto facendo?”. Nel mio caso, l’idea è troppo affascinante! Inoltre, ci si è messo anche il caso dato che ho incontrato un architetto che, guarda caso, è proprio specializzato nella creazione e adeguamenti strutturali per musei! Anch’egli è rimasto affascinato dall’idea, quidi ci siamo messi al lavoro passandoci l’un l’altro entusiasmo e passione.
C’è poi da dire che qui ho avuto un’accoglienza stupenda! C’è, qui nelle Marche, una sensibilità per la bellezza, per il paesaggio e per la sua conservazione davvero unica…

In poche battute, come sarà il Museo del giocattoli a Piticchio?

Sarà un museo vivo, dove gli stessi giocattoli trovino nuova vita! Sarò un luogo in cui le giovani generazioni potranno farsi un’idea di come giocavano i loro nonni e, allo stesso tempo, i più grandi insegneranno loro come si usano e si maneggiano i giocattoli di legno o di latta (mai la plastica! Qui non c’è plastica!). Stiamo compiutamente realizzando un contesto costruito ad hoc attorno al giocattolo. Pensionati, o chiunque sarebbe bello mettesse a disposizione del museo le proprie competenze, così magari potremmo riuscire a creare anche nuovi posti di lavoro. Ci sarà un laboratorio per imparare a realizzare i giocattoli, uno per restaurarli, e ci sarà una biblioteca specializzata sul giocattolo e sul trasporto. Sarà un vero e proprio luogo di studio. Gli oltre 4000 pezzi della collezione saranno corredati da schede descrittive dell’oggetto e del contesto in cui è stato realizzato. Nel caso di modellini, ci sarà una scheda anche sul costruttore e riguardo alle caratteristiche dell’oggetto reale (come per il modellino dell’Alfa Romeo, per esempio) e da una scheda del costruttore.
Insomma, per concludere, il giocattolo sarà una chiave per entrare o rientrare nel mondo… d’altra parte, in tutto il regno animale, il gioco è quello che davvero prepara alla vita e lo fa nel modo migliore, dato che istruisce sul piacere stesso della vita…

Intervista di Laura Coppa

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