Maiolati SpontiniIl progetto La Memoria dei Luoghi è stato ideato dal Sistema Museale della Provincia di Ancona con il sostegno della Provincia di Ancona e della Regione Marche, per raccogliere, conservare, rendere disponibile tramite il web, la ricca documentazione del nostro territorio.http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini2016-01-25T13:11:48+00:00La Memoria dei Luoghisimonedigrandi.ag@gmail.comJoomla! - Open Source Content Management CELESTE ERARD DOLCE SPOSA DI GASPARE SPONTINI. Epistolario a cura di G. Gaetti - pdf 2015-10-17T11:32:42+00:002015-10-17T11:32:42+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/172-celeste-erard-dolce-sposa-di-gaspare-spontini-epistolario-a-cura-di-g-gaettiFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p><b>Celeste Erard, dolce sposa di Gaspare Spontini. Epistolario a cura di Giuseppe Gaetti.</b><br /> </p>
<p><img style="border-width: 200px; float: right;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-celesteerard/la-memoria-dei-luoghi-it-35.jpg" alt="" width="300" height="322" /></p>
<p>Il secondo libro di Giuseppe Gaetti dedicato a Gaspare Spontini prende in esame la figura di Maria Caterina Celeste Erard moglie del musicista. Anche questa volta sono i numerosi carteggi epistolari conservati all´Archivio delle Opere Pie di Maiolati Spontini che narrano una lunga storia pubblicata per la ricorrenza del primo centenario dalla morte di Celeste Erard, nel 1978. La figura di Celeste Erard è ancora poco studiata e coperta, naturalmente, dall´ombra del geniale marito, ma da questo carteggio ne traspare una profondità e una semplicità d´animo che forse hanno conquistato lo stesso Spontini.</p>
<p><br /> Celeste nasce a Parigi il 10 luglio del 1790 da una ricca famiglia di fabbricanti di pianoforti che avevano già affascinato la Francia e l´Europa. Il suo matrimonio con il giovane Spontini, che da qualche tempo frequentava la casa Erard, non fu subito gradito alla famiglia che comunque cedette visto che l´unione fu personalmente benedetta dall´imperatrice Giuseppina Bonaparte. Da qui la sua vita è sempre, amorevolmente, a fianco del marito, in viaggio per l´Europa e al cospetto delle più importanti corti dell´epoca.</p>
<p><br />Abituata ad una vita di benessere ama Maiolati e la sua piccola casa a dispetto delle grandi città, e come il marito lascia i suoi averi per l'aiuto dei poveri e bisognosi fino alla morte sopraggiunta a Parigi al Castello de La Muette il 1 ottobre del 1878 all´età di 88 anni. </p>
<p> </p>
<p><em>Ritratto della giovane Celeste Erard, dipinto ad olio. Museo Gaspare Spontini.</em></p>
<p style="text-align: left;"> </p><p><b>Celeste Erard, dolce sposa di Gaspare Spontini. Epistolario a cura di Giuseppe Gaetti.</b><br /> </p>
<p><img style="border-width: 200px; float: right;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-celesteerard/la-memoria-dei-luoghi-it-35.jpg" alt="" width="300" height="322" /></p>
<p>Il secondo libro di Giuseppe Gaetti dedicato a Gaspare Spontini prende in esame la figura di Maria Caterina Celeste Erard moglie del musicista. Anche questa volta sono i numerosi carteggi epistolari conservati all´Archivio delle Opere Pie di Maiolati Spontini che narrano una lunga storia pubblicata per la ricorrenza del primo centenario dalla morte di Celeste Erard, nel 1978. La figura di Celeste Erard è ancora poco studiata e coperta, naturalmente, dall´ombra del geniale marito, ma da questo carteggio ne traspare una profondità e una semplicità d´animo che forse hanno conquistato lo stesso Spontini.</p>
<p><br /> Celeste nasce a Parigi il 10 luglio del 1790 da una ricca famiglia di fabbricanti di pianoforti che avevano già affascinato la Francia e l´Europa. Il suo matrimonio con il giovane Spontini, che da qualche tempo frequentava la casa Erard, non fu subito gradito alla famiglia che comunque cedette visto che l´unione fu personalmente benedetta dall´imperatrice Giuseppina Bonaparte. Da qui la sua vita è sempre, amorevolmente, a fianco del marito, in viaggio per l´Europa e al cospetto delle più importanti corti dell´epoca.</p>
<p><br />Abituata ad una vita di benessere ama Maiolati e la sua piccola casa a dispetto delle grandi città, e come il marito lascia i suoi averi per l'aiuto dei poveri e bisognosi fino alla morte sopraggiunta a Parigi al Castello de La Muette il 1 ottobre del 1878 all´età di 88 anni. </p>
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<p><em>Ritratto della giovane Celeste Erard, dipinto ad olio. Museo Gaspare Spontini.</em></p>
<p style="text-align: left;"> </p> L'ABBAZIA BENEDETTINA DI SANTA MARIA DELLE MOIE di Hildegard Sahler - pdf2015-10-15T10:59:45+00:002015-10-15T10:59:45+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/51-l-abbazia-benedettina-di-santa-maria-delle-moie-di-hildegard-sahler-pdfFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>L’Abbazia benedettina di Santa Maria sita a Moie di Maiolati Spontini rappresenta uno fra i più <br /> significativi esempi di architettura romanica nelle Marche. Il noto edificio monumentale, <br /> patrimonio di alto valore artistico, è stato il protagonista di un rigoroso studio svolto dalla <br /> ricercatrice Hildegard Sahler. Dal suo lavoro è nato un piccolo volume, edito nel 2005, il quale <br /> ripercorrendo la storia dell’Abbazia e il suo sviluppo architettonico attraverso i secoli e i numerosi <br /> restauri ci offre un supporto inedito, completo e particolarmente affascinante.</p><p>L’Abbazia benedettina di Santa Maria sita a Moie di Maiolati Spontini rappresenta uno fra i più <br /> significativi esempi di architettura romanica nelle Marche. Il noto edificio monumentale, <br /> patrimonio di alto valore artistico, è stato il protagonista di un rigoroso studio svolto dalla <br /> ricercatrice Hildegard Sahler. Dal suo lavoro è nato un piccolo volume, edito nel 2005, il quale <br /> ripercorrendo la storia dell’Abbazia e il suo sviluppo architettonico attraverso i secoli e i numerosi <br /> restauri ci offre un supporto inedito, completo e particolarmente affascinante.</p>CARTOLINE STORICHE - Maiolati Spontini2015-10-16T13:42:17+00:002015-10-16T13:42:17+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/124-cartoline-storicheFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Una raccolta delle antiche cartoline di Maiolati Spontini per narrare l'evoluzione storico-urbanistica del centro collinare legato alla figura e ai luoghi del Maestro Gaspare Spontini e, una seconda parte, dedicata soprattutto al crescente sviluppo urbano della frazione di Moie che, subito dopo la guerra, ha conosciuto una rapida evoluzione grande alla posizione pianeggiante e all'insediamento di molte attività produttive.</p>
<p><a href="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=370&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Scisciano - Moie di Maiolati Spontini</a></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/logo2/separatore.jpg" alt="" width="600" height="5" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-01.jpg" alt="" width="700" height="456" /></p>
<p> </p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-02.jpg" alt="" width="700" height="487" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-03.jpg" alt="" width="700" height="463" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-04.jpg" alt="" width="700" height="468" /></p>
<p>Via Gaspare Spontini negli primi anni Venti.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-05.jpg" alt="" width="700" height="488" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-06.jpg" alt="" width="700" height="449" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-07.jpg" alt="" width="442" height="700" /></p>
<p>Via Spontini con omonimo ristorante e albergo negli anni Trenta.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-08.jpg" alt="" width="700" height="456" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-09.jpg" alt="" width="700" height="460" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-10.jpg" alt="" width="700" height="449" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-11.jpg" alt="" width="700" height="449" /></p>
<p>Il muraglione di sostegno costruito nel 1934.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-12.jpg" alt="" width="468" height="700" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-13.jpg" alt="" width="448" height="700" /></p>
<p> </p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-14.jpg" alt="" width="700" height="459" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-15.jpg" alt="" width="700" height="501" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-16.jpg" alt="" width="700" height="484" /></p>
<p>Casa Natale di Gaspare Spontini.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-17.jpg" alt="" width="700" height="467" /></p>
<p>Copia del busto di Gaspare Spontini, scolpito da James Pradier, nel giardino della sua casa natale.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-18.jpg" alt="" width="700" height="464" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-19.jpg" alt="" width="700" height="451" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-20.jpg" alt="" width="700" height="491" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-21.jpg" alt="" width="700" height="458" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-22.jpg" alt="" width="700" height="459" /></p>
<p>La Statua della Madonna voluta da Celeste Erard inaugurata il 12 settembre 1858 nel Parco Colle Celeste.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-23.jpg" alt="" width="458" height="700" /></p>
<p> <a href="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=370&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Scisciano - Moie di Maiolati Spontini</a></p><p>Una raccolta delle antiche cartoline di Maiolati Spontini per narrare l'evoluzione storico-urbanistica del centro collinare legato alla figura e ai luoghi del Maestro Gaspare Spontini e, una seconda parte, dedicata soprattutto al crescente sviluppo urbano della frazione di Moie che, subito dopo la guerra, ha conosciuto una rapida evoluzione grande alla posizione pianeggiante e all'insediamento di molte attività produttive.</p>
<p><a href="index.php?option=com_content&view=article&id=370&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Scisciano - Moie di Maiolati Spontini</a></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/logo2/separatore.jpg" alt="" width="600" height="5" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-01.jpg" alt="" width="700" height="456" /></p>
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<p>Via Gaspare Spontini negli primi anni Venti.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-05.jpg" alt="" width="700" height="488" /></p>
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<p>Via Spontini con omonimo ristorante e albergo negli anni Trenta.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-08.jpg" alt="" width="700" height="456" /></p>
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<p>Il muraglione di sostegno costruito nel 1934.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-12.jpg" alt="" width="468" height="700" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-13.jpg" alt="" width="448" height="700" /></p>
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<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-14.jpg" alt="" width="700" height="459" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-15.jpg" alt="" width="700" height="501" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-16.jpg" alt="" width="700" height="484" /></p>
<p>Casa Natale di Gaspare Spontini.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-17.jpg" alt="" width="700" height="467" /></p>
<p>Copia del busto di Gaspare Spontini, scolpito da James Pradier, nel giardino della sua casa natale.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-18.jpg" alt="" width="700" height="464" /></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-19.jpg" alt="" width="700" height="451" /></p>
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<p>La Statua della Madonna voluta da Celeste Erard inaugurata il 12 settembre 1858 nel Parco Colle Celeste.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-23.jpg" alt="" width="458" height="700" /></p>
<p> <a href="index.php?option=com_content&view=article&id=370&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Scisciano - Moie di Maiolati Spontini</a></p>CARTOLINE STORICHE - Scisciano - Moie di Maiolati Spontini2015-11-16T07:32:45+00:002015-11-16T07:32:45+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/370-cartoline-storiche-scisciano-moie-di-maiolati-spontiniFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p><a href="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=124&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Maiolati Spontini</a></p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-24.jpg" alt="" width="700" height="440" /></p>
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<p><a href="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=124&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Maiolati Spontini</a></p>
<p> </p><p><a href="index.php?option=com_content&view=article&id=124&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Maiolati Spontini</a></p>
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<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-cartolinestoriche/la-memoria-dei-luoghi-it-34.jpg" alt="" width="700" height="479" /></p>
<p><a href="index.php?option=com_content&view=article&id=124&catid=19&Itemid=115">CARTOLINE STORICHE - Maiolati Spontini</a></p>
<p> </p>CIRIACO SANTINI - BIOGRAFIA2015-10-16T13:39:54+00:002015-10-16T13:39:54+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/123-ciriaco-santini-personaggiFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>L’architetto Ciriaco Santini nasce a Jesi nel 1797 e nella sua città muore il 1889. <br /> Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove fu più volte premiato alla scuola degli elementi di ornato e nella sua città incominciò a lavorare attorno al 1829 come insegnante di disegno al Ginnasio e poi presso l’Istituto tecnico . Dal 1830 fu nominato architetto comunale e svolse questo lavoro ininterrottamente per più di trent’anni occupandosi di opere di ingegneria civile, idraulica e stradale. Il Santini architetto abbraccia gli stilemi tipicamente ottocenteschi e molto valorizzati nello Stato Pontificio dell’epoca, che vengono racchiusi nella definizione di Purismo, e che, nelle Marche, vide il suo apice nell’architetto Ireneo Aleandri autore dello Sferisterio di Macerata. “Il Purismo architettonico seguì idealmente lo "spirito di geometria" che aveva organizzato le sperimentazioni architettoniche degli architetti rivoluzionari francesi, depurando l’imitazione etica della manualistica vignolesca che aveva a lungo caratterizzato il Neoclassicismo, accontentandosi però di adattarne le utopiche intuizioni formali ad una loro più concreta realizzabilità e ad un funzionalismo tipologico.”</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-ciriacosantini/la-memoria-dei-luoghi-it-54.jpg" alt="" width="410" height="395" align="right" /></p>
<p><br /> Tra le opere di Santini realizzate a Jesi c’è forse il suo capolavoro: il Mercato delle Erbe situato appena fuori le mura. È un imponente edificio a due piani con pianta rettangolare coperto da mattoni faccia vista. Il piano terra è costituito da 14 colonne di ordine tuscanico con volte a sesto acuto che, al piano superiore, vengono sostituite da una copertura piana. L’edificio fu consegnato alla città dopo appena tre anni di lavori, il 1° aprile del 1862 . Santini contribuì anche alla erezione di alcune nuove cappelle nel cimitero di Jesi, alla ricostruzione della Chiesa di Tabano e quella di San Pietro Martire. Attorno al 1882 lavora al Convento delle monache carmelitane di Jesi per le quali adatta il villino del conte Grizi lasciato in donazione, costruendo il primo nucleo di un grosso complesso monastico concluso nel 1930. Partecipò ai lavori per la trasformazione del Monastero delle Clarisse di Santa Chiara in caserma di Fanteria nel 1862; il grande e imponente complesso era attivo sin dall’inizio del XVII secolo per volontà delle nobili < famiglie jesine che lì monacavano le loro figlie, dopo l’esproprio napoleonico, passò nelle mani di Eugenio di Beauharnais, Duca di Leuchtemberg, infine fu ceduto Stato e da qui al Comune .<br /> Al di fuori di Jesi, nel 1896, troviamo il Santini nel maceratese, impegnato a San Severino nel restauro del Duomo Vecchio assieme all’ingegnere Federico Federiconi. <br /> Alcune opere sono presenti nel territorio di Ostra come il bellissimo Teatro La Vittoria che Santini realizzò tra il 1863 e il 1867. L’edificio attiguo al Palazzo Comunale venne eretto per volere del cardinale Nicola Antonelli nel 1768 e successivamente modificato affidando l’incarico all’architetto Francesco Fellini di Barbara, mentre la direzione dei lavori passò a Ciriaco Santini. <br /> La sala a ferro di cavallo è attorniata da 29 palchetti, ripartiti su due ordini e con loggione finale. Il palcoscenico ha un boccascena di 5,40 metri e mantiene intatti alcuni antichi macchinari scenici . Sempre a Ostra, Santini mette mano al Santuario della Madonna della Rosa creando una facciata pulita e luminosa sormontata dal timpano a semicerchio, e all’alto Campanile laterale che si chiude con una cuspide dagli echi gotici.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-ciriacosantini/la-memoria-dei-luoghi-it-55.jpg" alt="" width="310" height="410" align="right" /></p>
<p><br /> Molti dei lavori del Santini si ritrovano a Maiolati Spontini dove per molti anni fu architetto di fiducia del Maestro Gaspare Spontini e di sua moglie Celeste Erard per i quali realizzò la loro casa oggi sede del Museo Spontini. Il vecchi edificio a tre piani che Spontini acquisto dalla famiglia Valchera fu risistemato tra il 1843 e il 1846 con la supervisione della Reggenza delle Opere Pie voluta da Spontini. La facciata di mattoni faccia a vista appare pulita e lineare ed è tagliata da due leggere cornici sopra le quali poggiano le finestre. <br /> Al piano terra vi sono portoni di ingresso uno per l’entrata al piano terra dove erano poste cucine e locali per la servitù e l’altro per l’ingresso nel palazzo e la salita, attraverso una semplice e bianca scala dal corrimano in ferro battuto, ai piani superiori. Nel 1845, sempre su commissione di Spontini, iniziano i lavori per la costruzione dell’Ospizio di Carità, anche in questo caso i lavori sono diretti dal Santini, ma il progetto viene disposto da un disegno fatto arrivare da Roma. Anche questo immenso stabile presenta forme neoclassiche con mattoni a vista e copertura a bugnato al piano terra. L’ultima opera che compie per i coniugi Spontini è il bellissimo Parco Colle Celeste voluto dal musicista e dedicato a sua moglie la quale, anche dopo la morte del marito, lo ha seguito in ogni passo fornendo dettagliate disposizioni per la sua realizzazione. Un lungo viale alberato in terra battuta sfocia nel folto boschetto demarcato da balconata di mattoni a vista che si apre su tutta la Vallesina fino al mare. Celeste Erard da Parigi, dove era tornata dopo la more del marito, non mancava di indicare le tipologie di alberi e fiori che avrebbe desiderato nel parco. In origine era prevista la costruzione di un tempietto che doveva accogliere il busto di Spontini, ma ben presto Celeste preferì mettere la copia della statua della Madonna che aveva visto a Lione fornendo alle maestranze misure e materiali che avrebbero dovuto utilizzare .</p>
<p> </p>
<p><i>di Federica Candelaresi </i></p>
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<p><b>Bibliografia </b></p>
<p>Discorsi detti nella grande aula della Pontificia Accademia delle Belle Arti in Bologna II di XIX. Agosto MDCCCXVI, in occasione della solenne distribuzione del premio Curlandese, e de' premi delle scuole fattasi dall’Eminentissimo e Reverendissimo Principe Cardinale Alessandro Lante Legato della Cittaò e Provincia di Bologna, Tip. de' Franceschi alla Colomba, 1816.<br /> Calendario generale della città, diocesi, e provincia di Ancona, dalla Tip. Baluffi., 1835.<br /> F. Mariano, L. M. Cristini, Ireneo Aleandri (1795-1885): l'architettura del purismo nello Stato Pontificio, Electa, 2004.<br /> A. Coltorti, Beccheria, Pescheria e Mattatoio, in “Jesi e la sua Valle” n° 5, marzo, 2012.<br /> L. Mozzoni, G. Paoletti, Jesi “città bella sopra un fiume”, Jesi, 1994.<br /> A.Pettinari, Ostra Teatro “La Vittoria”, Ostra , 1997.<br /> AA.VV. Maiolati Spontini, Terra della Musica, Maiolai Spontini, 1999.<br /> Idem.</p><p>L’architetto Ciriaco Santini nasce a Jesi nel 1797 e nella sua città muore il 1889. <br /> Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove fu più volte premiato alla scuola degli elementi di ornato e nella sua città incominciò a lavorare attorno al 1829 come insegnante di disegno al Ginnasio e poi presso l’Istituto tecnico . Dal 1830 fu nominato architetto comunale e svolse questo lavoro ininterrottamente per più di trent’anni occupandosi di opere di ingegneria civile, idraulica e stradale. Il Santini architetto abbraccia gli stilemi tipicamente ottocenteschi e molto valorizzati nello Stato Pontificio dell’epoca, che vengono racchiusi nella definizione di Purismo, e che, nelle Marche, vide il suo apice nell’architetto Ireneo Aleandri autore dello Sferisterio di Macerata. “Il Purismo architettonico seguì idealmente lo "spirito di geometria" che aveva organizzato le sperimentazioni architettoniche degli architetti rivoluzionari francesi, depurando l’imitazione etica della manualistica vignolesca che aveva a lungo caratterizzato il Neoclassicismo, accontentandosi però di adattarne le utopiche intuizioni formali ad una loro più concreta realizzabilità e ad un funzionalismo tipologico.”</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-ciriacosantini/la-memoria-dei-luoghi-it-54.jpg" alt="" width="410" height="395" align="right" /></p>
<p><br /> Tra le opere di Santini realizzate a Jesi c’è forse il suo capolavoro: il Mercato delle Erbe situato appena fuori le mura. È un imponente edificio a due piani con pianta rettangolare coperto da mattoni faccia vista. Il piano terra è costituito da 14 colonne di ordine tuscanico con volte a sesto acuto che, al piano superiore, vengono sostituite da una copertura piana. L’edificio fu consegnato alla città dopo appena tre anni di lavori, il 1° aprile del 1862 . Santini contribuì anche alla erezione di alcune nuove cappelle nel cimitero di Jesi, alla ricostruzione della Chiesa di Tabano e quella di San Pietro Martire. Attorno al 1882 lavora al Convento delle monache carmelitane di Jesi per le quali adatta il villino del conte Grizi lasciato in donazione, costruendo il primo nucleo di un grosso complesso monastico concluso nel 1930. Partecipò ai lavori per la trasformazione del Monastero delle Clarisse di Santa Chiara in caserma di Fanteria nel 1862; il grande e imponente complesso era attivo sin dall’inizio del XVII secolo per volontà delle nobili < famiglie jesine che lì monacavano le loro figlie, dopo l’esproprio napoleonico, passò nelle mani di Eugenio di Beauharnais, Duca di Leuchtemberg, infine fu ceduto Stato e da qui al Comune .<br /> Al di fuori di Jesi, nel 1896, troviamo il Santini nel maceratese, impegnato a San Severino nel restauro del Duomo Vecchio assieme all’ingegnere Federico Federiconi. <br /> Alcune opere sono presenti nel territorio di Ostra come il bellissimo Teatro La Vittoria che Santini realizzò tra il 1863 e il 1867. L’edificio attiguo al Palazzo Comunale venne eretto per volere del cardinale Nicola Antonelli nel 1768 e successivamente modificato affidando l’incarico all’architetto Francesco Fellini di Barbara, mentre la direzione dei lavori passò a Ciriaco Santini. <br /> La sala a ferro di cavallo è attorniata da 29 palchetti, ripartiti su due ordini e con loggione finale. Il palcoscenico ha un boccascena di 5,40 metri e mantiene intatti alcuni antichi macchinari scenici . Sempre a Ostra, Santini mette mano al Santuario della Madonna della Rosa creando una facciata pulita e luminosa sormontata dal timpano a semicerchio, e all’alto Campanile laterale che si chiude con una cuspide dagli echi gotici.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-ciriacosantini/la-memoria-dei-luoghi-it-55.jpg" alt="" width="310" height="410" align="right" /></p>
<p><br /> Molti dei lavori del Santini si ritrovano a Maiolati Spontini dove per molti anni fu architetto di fiducia del Maestro Gaspare Spontini e di sua moglie Celeste Erard per i quali realizzò la loro casa oggi sede del Museo Spontini. Il vecchi edificio a tre piani che Spontini acquisto dalla famiglia Valchera fu risistemato tra il 1843 e il 1846 con la supervisione della Reggenza delle Opere Pie voluta da Spontini. La facciata di mattoni faccia a vista appare pulita e lineare ed è tagliata da due leggere cornici sopra le quali poggiano le finestre. <br /> Al piano terra vi sono portoni di ingresso uno per l’entrata al piano terra dove erano poste cucine e locali per la servitù e l’altro per l’ingresso nel palazzo e la salita, attraverso una semplice e bianca scala dal corrimano in ferro battuto, ai piani superiori. Nel 1845, sempre su commissione di Spontini, iniziano i lavori per la costruzione dell’Ospizio di Carità, anche in questo caso i lavori sono diretti dal Santini, ma il progetto viene disposto da un disegno fatto arrivare da Roma. Anche questo immenso stabile presenta forme neoclassiche con mattoni a vista e copertura a bugnato al piano terra. L’ultima opera che compie per i coniugi Spontini è il bellissimo Parco Colle Celeste voluto dal musicista e dedicato a sua moglie la quale, anche dopo la morte del marito, lo ha seguito in ogni passo fornendo dettagliate disposizioni per la sua realizzazione. Un lungo viale alberato in terra battuta sfocia nel folto boschetto demarcato da balconata di mattoni a vista che si apre su tutta la Vallesina fino al mare. Celeste Erard da Parigi, dove era tornata dopo la more del marito, non mancava di indicare le tipologie di alberi e fiori che avrebbe desiderato nel parco. In origine era prevista la costruzione di un tempietto che doveva accogliere il busto di Spontini, ma ben presto Celeste preferì mettere la copia della statua della Madonna che aveva visto a Lione fornendo alle maestranze misure e materiali che avrebbero dovuto utilizzare .</p>
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<p><i>di Federica Candelaresi </i></p>
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<p><b>Bibliografia </b></p>
<p>Discorsi detti nella grande aula della Pontificia Accademia delle Belle Arti in Bologna II di XIX. Agosto MDCCCXVI, in occasione della solenne distribuzione del premio Curlandese, e de' premi delle scuole fattasi dall’Eminentissimo e Reverendissimo Principe Cardinale Alessandro Lante Legato della Cittaò e Provincia di Bologna, Tip. de' Franceschi alla Colomba, 1816.<br /> Calendario generale della città, diocesi, e provincia di Ancona, dalla Tip. Baluffi., 1835.<br /> F. Mariano, L. M. Cristini, Ireneo Aleandri (1795-1885): l'architettura del purismo nello Stato Pontificio, Electa, 2004.<br /> A. Coltorti, Beccheria, Pescheria e Mattatoio, in “Jesi e la sua Valle” n° 5, marzo, 2012.<br /> L. Mozzoni, G. Paoletti, Jesi “città bella sopra un fiume”, Jesi, 1994.<br /> A.Pettinari, Ostra Teatro “La Vittoria”, Ostra , 1997.<br /> AA.VV. Maiolati Spontini, Terra della Musica, Maiolai Spontini, 1999.<br /> Idem.</p>EPISTOLARIO FAMILIARE E DOCUMENTI VARI DAL 1774 AL 1851 DI GASPARE SPONTINI di G. Gaetti - pdf 2015-10-17T10:36:45+00:002015-10-17T10:36:45+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/171-epistolario-familiare-e-documenti-vari-dal-1774-al-1851-di-gaspare-spontini-di-giuseppe-gaettiFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p><br /> </p>
<p><img style="float: right;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-epistolariospontini/epistolario-spontini.jpg" alt="" width="300" height="457" /></p>
<p>L<i>’”Epistolario familiare e documenti vari dal 1774 al 1851 di Gaspare Spontini”</i> rappresenta una lunga e nutrita testimonianza delle tappe fondamentali della vita del grande musicista maiolatese. Lettere private inviate al fratello e alle Opere Pie da lui istituite con la sua instancabile attività filantropica, condivisa e rimarcata da sua moglie Celeste, documenti personali e pubblici, stati d’animo, amicizie, successi e momenti di sconforto compongono la figura di Gaspare Spontini grande uomo prima ancora che indiscusso genio della musica.</p>
<p><br /> La lunga lettura e trascrizione dei documenti, lasciati nello splendido e voluminoso archivio delle Opere Pie, è stata fatta da Giuseppe Gaetti, uomo di grande cultura che fu, a Maiolati Spontini, segretario comunale e poi cittadino onorario, e che nel 1974, in occasione del bicentenario dalla nascita di Spontini, presentò questo grande lavoro di ricerca e trascrizione per regalarlo ai maiolatesi prima ancora che al grande pubblico.</p>
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<p><img style="float: right;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-epistolariospontini/epistolario-spontini.jpg" alt="" width="300" height="457" /></p>
<p>L<i>’”Epistolario familiare e documenti vari dal 1774 al 1851 di Gaspare Spontini”</i> rappresenta una lunga e nutrita testimonianza delle tappe fondamentali della vita del grande musicista maiolatese. Lettere private inviate al fratello e alle Opere Pie da lui istituite con la sua instancabile attività filantropica, condivisa e rimarcata da sua moglie Celeste, documenti personali e pubblici, stati d’animo, amicizie, successi e momenti di sconforto compongono la figura di Gaspare Spontini grande uomo prima ancora che indiscusso genio della musica.</p>
<p><br /> La lunga lettura e trascrizione dei documenti, lasciati nello splendido e voluminoso archivio delle Opere Pie, è stata fatta da Giuseppe Gaetti, uomo di grande cultura che fu, a Maiolati Spontini, segretario comunale e poi cittadino onorario, e che nel 1974, in occasione del bicentenario dalla nascita di Spontini, presentò questo grande lavoro di ricerca e trascrizione per regalarlo ai maiolatesi prima ancora che al grande pubblico.</p>
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<p> </p>FERNAND CORTEZ. OPERA di Marco Palmonella - pdf 2015-10-17T11:43:27+00:002015-10-17T11:43:27+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/174-fernand-cortez-opera-di-m-palmonellaFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Il <em>Fernand Cortez</em>, opera in tre atti in lingua francese di Gaspere Spontini e libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy e Joseph-Alphonse d´Esmenard debuttò all´Opéra di Parigi il 28 novembre 1809.</p>
<p>Spontini la scrisse per celebrare la vittoriosa campagna di Spagna di Napoleone Bonaparte. In questo accurato saggio, Marco Palmonella ne descrive accuratamente, senza mai tralasciare nulla e avvalendosi di preziosi documenti dell´epoca, tutti i retroscena, la nascita la messa in scena, le prime rappresentazioni, i cantanti e le orchestre che l´hanno eseguita, le critiche e i successi, i dissapori, le invidie, gli incidenti di cui quest´opera fu protagonista dal suo debutto fino alle tante rappresentazioni che tutt´oggi proseguono con successo.</p>
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<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-fernandcortez/la-memoria-dei-luoghi-it-36.jpg" alt="" width="700" height="401" /></p>
<p><em>Particolare di una scena del Fernand Cortez, dipinto ad olio del primo Ottocento Francese. Museo Gaspare Spontini.</em></p><p>Il <em>Fernand Cortez</em>, opera in tre atti in lingua francese di Gaspere Spontini e libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy e Joseph-Alphonse d´Esmenard debuttò all´Opéra di Parigi il 28 novembre 1809.</p>
<p>Spontini la scrisse per celebrare la vittoriosa campagna di Spagna di Napoleone Bonaparte. In questo accurato saggio, Marco Palmonella ne descrive accuratamente, senza mai tralasciare nulla e avvalendosi di preziosi documenti dell´epoca, tutti i retroscena, la nascita la messa in scena, le prime rappresentazioni, i cantanti e le orchestre che l´hanno eseguita, le critiche e i successi, i dissapori, le invidie, gli incidenti di cui quest´opera fu protagonista dal suo debutto fino alle tante rappresentazioni che tutt´oggi proseguono con successo.</p>
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<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-fernandcortez/la-memoria-dei-luoghi-it-36.jpg" alt="" width="700" height="401" /></p>
<p><em>Particolare di una scena del Fernand Cortez, dipinto ad olio del primo Ottocento Francese. Museo Gaspare Spontini.</em></p>GASPARE DOLCE SPOSO DI CELESTE ERARD - VIDEO2015-10-25T15:01:52+00:002015-10-25T15:01:52+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/303-gaspare-dolce-sposo-di-celeste-erardFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Il video "Gaspare dolce sposo. Lettera immaginaria di Celeste Erard, moglie di Gaspare Spontini" è stato realizzato dal Sistema Museale della Provincia di Ancona con il contributo del fondo sociale europeo (Docup Ob.2, 2000-2006, Misura 3.2.3.) nel Museo Gaspare Spontini e nei luoghi spontiniani del comune di Maiolati Spontini.</p>
<p><br />Il video presenta la vita di Gaspare Spontini attraverso la visita di una giovane turista francese (Giulia Ragni) che, colpita dalla figura di Celeste Erard, si cala, come per magia, nelle sue vesti e racconta l'affascinante vita del musicista maiolatese. La regia e l'ideazione di Gianluca Corinaldesi si avvale anche di alcuni spezzoni del video-documentario "<em>Gaspare Spontini (1774-1851). Nel 1° </em><br /><em>Centenario della morte</em>" di Gian Maria Cominetti per la Sursum Film Roma che fu proiettato nelle sale cinematografiche come cinegiornale nel 1951 in occasione del Primo Centenario della morte di Spontini.</p>
<p><a href="https://www.youtube.com/watch?v=MEAxhtBnMnw" target="_blank" rel="alternate"><img src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/youtube1.jpg" alt="" width="100" /></a> <a href="https://www.youtube.com/watch?v=MEAxhtBnMnw" target="_blank" rel="alternate">GASPARE DOLCE SPOSO DI CELESTE ERARD</a></p><p>Il video "Gaspare dolce sposo. Lettera immaginaria di Celeste Erard, moglie di Gaspare Spontini" è stato realizzato dal Sistema Museale della Provincia di Ancona con il contributo del fondo sociale europeo (Docup Ob.2, 2000-2006, Misura 3.2.3.) nel Museo Gaspare Spontini e nei luoghi spontiniani del comune di Maiolati Spontini.</p>
<p><br />Il video presenta la vita di Gaspare Spontini attraverso la visita di una giovane turista francese (Giulia Ragni) che, colpita dalla figura di Celeste Erard, si cala, come per magia, nelle sue vesti e racconta l'affascinante vita del musicista maiolatese. La regia e l'ideazione di Gianluca Corinaldesi si avvale anche di alcuni spezzoni del video-documentario "<em>Gaspare Spontini (1774-1851). Nel 1° </em><br /><em>Centenario della morte</em>" di Gian Maria Cominetti per la Sursum Film Roma che fu proiettato nelle sale cinematografiche come cinegiornale nel 1951 in occasione del Primo Centenario della morte di Spontini.</p>
<p><a href="https://www.youtube.com/watch?v=MEAxhtBnMnw" target="_blank" rel="alternate"><img src="images/youtube1.jpg" alt="" width="100" /></a> <a href="https://www.youtube.com/watch?v=MEAxhtBnMnw" target="_blank" rel="alternate">GASPARE DOLCE SPOSO DI CELESTE ERARD</a></p>GASPARE SPONTINI - BIOGRAFIA2015-10-16T13:38:57+00:002015-10-16T13:38:57+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/122-gaspare-spontini-personaggiFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Gaspare Spontini nasce a Maiolati il 14 novembre del 1774. Il padre Giambattista, ciabattino originario di Albacina, lo manda da ragazzo presso lo zio paterno, don Giuseppe Spontini, a Santa Maria del Piano, per farlo studiare con l’intenzione di farne un prete. Entra in seminario a Jesi, ma già giovanissimo Gaspare dimostra molta insofferenza verso gli studi ecclesiastici e una straordinaria inclinazione alla musica tanto che nel 1788 a soli 14 anni scappa dal seminario per rifugiarsi presso la casa di uno zio materno a Monte San Vito, dove, grazie al maestro di cappella del paese, apprende i primi rudimenti di musica. Riprende gli studi con lo zio parroco a condizione di poter seguire anche quelli musicali e visti i buoni risultati riesce ad ottenere dal padre il permesso di potersi trasferire a Napoli presso il conservatorio della Pietà dei Turchini nel 1793.</p>
<p><img style="border-width: 500px;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-gasparespontini/la-memoria-dei-luoghi-it-49.jpg" alt="" width="298" height="386" align="right" /></p>
<p>Lasciato dopo breve periodo, anche il conservatorio di Napoli prima del completamento degli studi, viaggia tra Roma, Palermo, Firenze e Venezia finché incontra un impresario romano, Sigismondi o Sismondi, che gli affida la composizione dell’opera Li puntigli delle donne, che fu eseguita per la prima volta a Roma, al teatro della Pallacorda, per il carnevale 1796, con notevole successo. Rientrato nel conservatorio napoletano, Spontini ottenne la stima di artisti come Cimarosa e Piccinni. Seguirono altre composizioni di successo: <em>L’eroismo ridicolo</em> (1798), su libretto del Piccinni, rimaneggiato l’anno seguente come <em>La finta filosofa</em>, <em>Il Teseo riconosciuto</em> (1798), <em>La Fuga in Maschera</em> (1800).<br /> Grazie ai successi italiani Spontini si trasferisce a Parigi nel 1803, entrando nelle simpatie di Giuseppina Beauharnais, moglie di Napoleone, e di sua figlia Ortensia, appassionate di musica. Secondo una memoria di Berlioz, che aveva conosciuto Spontini a Roma nel 1830, i primi anni a Parigi non furono affatto semplici tanto che fu costretto a dare qua e là lezioni di musica per vivere.<br /> Il 31 dicembre 1803, debutta al Théatre-Italien e, nel 1804, ripropone <em>La finta filosofa</em>. Nel 1804 viene presentata la oggi perduta La petite maison, un’opera comica che fu fischiata e non poté essere condotta a termine. Il 27 novembre 1804 dedica il suo <em>Milton</em> all’imperatrice Giuseppina. L’opera fu eseguita al Téatre Feydeau di Parigi su libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy* con il quale inizierà un lungo sodalizio artistico che segnerà l’inizio del successo di Spontini in Francia.</p>
<p>Nel 1805 è ammesso all’Accadémie Impériale de Musique con la qualifica di compositore da camera dell’Imperatrice. Da questo momento Spontini abbandona l’opera buffa per dedicarsi alla tragédie lirique così, nel 1807, viene rappresentata per la prima volta, presente l’imperatrice Giuseppina, al Théatre de l’Accadémie Impériale de Musique, <em>La Vestale</em>, interpretata dalla grande cantante Carolina Branchu, che ottiene grande successo e lo consacra definitivamente come compositore più amato dell’Impero francese. <br /> Nonostante la separazione da Giuseppina, Napoleone continua ad avvalersi di Spontini come musicista e gli commissiona, nel 1808, il <em>Fernand Cortez</em>. Nel 1810 egli diventa anche direttore d’orchestra del Théatre-Italien.<br /> Il <em>Cortez</em> è un’opera intimamente influenzata dal progetto politico-militare napoleonico di aggressione della Spagna. Cortez, come Napoleone, appare infatti come il rappresentante dei valori della libertà e dell’illuminismo, contro i Messicani fanatici e bigotti. L’opera, con la sua epopea avventurosa, l’attenzione posta agli eventi drammatici e guerreschi, esercitò un peso molto forte nel melodramma francese dell’Ottocento, influenzando notevolmente Rossini (che, nel 1810, ne fece una edizione italiana), specie nel Maometto II, Le siège de Corinthe (1816), Moise et Pharaon (1827) e nel Guillaume Tell (1829), cioè le opere del suo periodo francese.<img style="float: right;" src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/erard.jpg" alt="" /></p>
<p>Nel frattempo, il 3 agosto del 1811, Spontini aveva sposato Maria Caterina Celeste Erard, di una benestante famiglia di produttori di arpe e pianoforti, i “Fratelli Erard”. Il connubio, osteggiato dalla famiglia Erard, fu probabilmente favorito dall’imperatrice Giuseppina, che risulta firmataria del contratto matrimoniale. I due coniugi restarono sempre molto uniti e Celeste divenne, al ritorno a Maiolati e dopo la morte del marito, la principale animatrice delle iniziative filantropiche avviate da Spontini in Italia. A lei il compositore dedicò il capolavoro: <em>Agnes von Hohenstaufen</em>. <br /> <br /> Con la restaurazione borbonica Spontini rimane comunque all’apice del suo successo tanto che sotto Luigi XVIII viene naturalizzato francese e ordinato Cavaliere della Legion d’Onore, ma conclude, dopo tanti successi, la sua collaborazione con il librettista de Jouy che rimarrà ben fedele ai suoi ideali liberali contro la restaurata monarchia.</p>
<p>Nel 1820 Spontini si trasferisce a Berlino, presso Federico Guglielmo III di Prussia che, a Parigi, aveva già avuto modo di ascoltare <em>La Vestale</em> e il <em>Fernand Cortez</em>. Guglielmo III offre a Spontini 5000 talleri in cambio dei quali dovrà comporre “due grandi opere ogni tre anni e una piccola opera ogni anno” come Maestro di Cappella. Nel cuore della Prussia viene presentata, nel 1821, <em>l’Olimpia</em>, tratta da una tragedia di Voltaire, cui il compositore aveva cominciato a lavorare già nel 1815 e che era già stata rappresentata in una prima versione (con finale tragico) a Parigi nel 1819. Le protagoniste dell’opera sono due donne: Statira, vedova di Alessandro Magno, e sua figlia Olimpia, contesa da Antigono e da Cassandro che - nelle due versioni, una tragica, quella francese, e l’altra a lieto fine quella rappresentata a Berlino - si scambiano il ruolo di assassino dell’imperatore macedone. A Berlino Spontini viene nominato Soprintendente generale della musica del re. <br /> Qui compone un Festpiel: <em>Lalla Rookh</em> (1821), poi rimaneggiato in dramma lirico con il titolo <em>Nurmahal oder das Rosenfest von Kaschm</em>ir. Nel 1825 fu rappresentato, l’<em>Alcidor</em>, che si ispira alla cultura nordica e al filone esoterico-fiabesco del Flauto magico di Mozart.</p>
<p>Nel 1829 viene rappresentata l’<em>Agnes von Hohenstaufen</em>, poi ripresentata nel 1837 rimaneggiata in tre atti, che ottiene grande successo e viene considerata il capolavoro di Spontini. Ambientata nel medio evo, l’opera ha un carattere squisitamente romantico, in linea con il gusto dei tempi, ed anticipa quella che sarà il melodramma italiano ed europeo.<br /> <br /> Con la morte di Federico Guglielmo, nel 1840, comincia per Spontini un periodo difficile a causa dei pessimi rapporti che egli ha con il Soprintendente del Teatro von Redern. Il soggiorno tedesco di Spontini non fu mai facile, già dai primissimi mesi di permanenza a Berlino, il Conte Karl von Brul, sovraintendente dei Teatri di Sua Maestà, e capofila della corrente anti-Spontini, lo osteggiò sostenendo che i suoi allestimenti erano troppo costosi, non era in grado di dirigere un’orchestra, era orami privo di idee e non conosceva il tedesco. In effetti mai Spontini riuscì a imparare bene la lingua tedesca e sempre molto tesi furono i rapporti con i suoi colleghi. Fu incolpato persino di rovinare la voce dei cantanti con cui lavorava sia per le arie a cui li costringeva, sia per l’eccessiva pignoleria con cui ne pretendeva la perfezione. In effetti Spontini non tollerava errori dai suoi cantanti di cui redarguiva anche l’aspetto fisico e seguiva personalmente gli allestimenti teatrali affinché luci, costumi, scenari fossero perfetti. Nel 1841 viene persino condannato a nove mesi di prigione; la questione ebbe inizio con la morte di Federico Guglielmo III e la salita al trono di Federico Guglielmo IV che, musicalmente, aveva altre simpatie. Il sopraintendente von Reden, antispontiniano, macchinò per mettere in cattiva luce le lamentele di Spontini a suo carico e farlo cadere in cattiva luce. Dopo il periodo di prigionia e il chiarimento con il Re, sembrò possibile ritornare al vecchio lavoro, ma quando salì sul podio per dirigere il Don Giovanni, venne fischiato dal pubblico e fu costretto a ritirarsi. Consegnate al Re le sue dimissioni e vedendosi assegnata una pensione, lasciò definitivamente Berlino dopo 23 anni di servizio.<br /> Nel 1844 <em>La Vestale</em> ottiene un enorme successo a Dresda, dove nasce anche la grande ammirazione per Spontini di Wagner, che, direttore del Teatro di Corte, era stato incaricato di dirigere l’allestimento. Wagner considerò l’opera spontiniana un modello di riferimento per il suo Rienzi (1840), il Tannhauser (1843-45), e il Lohengrin (1845-48), La Valchiria (1856) che, con Spontini, andarono a esercitare la creazione del dramma musicale tedesco.<br /> Nel 1838 intanto Spontini era stato in Inghilterra, dove fu ricevuto dalla regina Vittoria, di nuovo a Parigi e poi in Italia, a Jesi per circa quaranta giorni. In questo periodo diede inizio al suo programma filantropico: costituì un Monte di Pietà, creò nel 1841 una scuola per l’istruzione delle ragazze povere di Maiolati, affidato ad alcune dame dell’aristocrazia locale in funzione di “Protettrici e Sorveglianti”. Volle anche che fosse creato un Ospizio di carità, gestito dalle Opere Pie, un ente fondato nel 1843 con un atto di donazione che lasciava alla città tutti i propri beni per far funzionare le istituzioni caritative anche dopo la sua scomparsa. Nel 1840 per i suoi grandi successi era stato elevato alla nobiltà dal papa con il titolo di “conte di Sant’Andrea. Per il pontefice, durante la sua permanenza a Jesi, Spontini scrisse anche un vasto piano di riforma della musica sacra (Rapporto intorno alla Riforma della musica sacra, 1839) dello Stato Pontificio, che però non fu considerato da Pio IX.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-gasparespontini/la-memoria-dei-luoghi-it-51.jpg" alt="" width="386" height="298" align="right" /></p>
<p>Ritornato definitivamente a Maiolati nel 1850 per vivere gli ultimi anni nella piccola casa che aveva fatto costruire, fu accolto con grandi onori e qui si spense dopo solo cinque mesi, a settantasei anni, nel 1851. Nel saggio inedito scritto dal medico Enrico Cesarini conservato al Museo Gaspare Spontini e intitolato Della vita e delle Opere del Conte Gaspare Spontini si racconta che il maestro soffriva di bronchite sin dal 1846 e col tempo questa malattia lo portò alla morte alle ore 10.16 del 24 gennaio 1851. Il giorno dopo fu praticata l’autopsia e imbalsamato il corpo a cui venne asportato il cuore e dato alla vedova Celeste Erad. Fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano dove era parroco suo fratello, ma il 7 marzo 1853 fu traslato nella cappella di san Giovanni dove tutt´oggi é conservato il corpo.</p>
<p> </p>
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<p><i>di Federica Candelaresi</i></p>
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<p style="text-align: justify;"><b>*</b>Victor-Joseph-Étienne de Jouy (Versailles, 19 ottobre 1764 – Sanint-Germaine-en-Laye, 4 settembre 1846). Conclusi gli studi a Versailles parte come sottotenente di artiglieria in nelle Indie Orientali nel 1787 e, tornato in Francia nel 1790, prende parte alla Rivolzione Francese quando viene arrestato come e condannato a morte. Fugge in Svizzera per poi tornare a Parigi dopo la caduta di Robespierre. Lascia l'esercito nel 1797, dedicandosi alla letteratura. Esordisce con un volume di novelle libertine <em>Galerie de femmes </em>(1799), ma il successo maggiore lo ha con il teatro: drammaturgo e librettista delle maggiori opere del primo Ottocento ha lavorato con Gaspare Spontini per <em>La Vestale</em> e <em>Fernand Cortez</em>, con Gioachino Rossini al <em>Guglielmo Tell</em> e al <em>Mosè</em>, e con Cherubini a <em>Les Abencérages.</em></p>
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<p><b>Bibliografia </b><br /> AA.VV.<i>Guida di Maiolati Spontini. La Storia, l'arte, i musei.</i> Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.<br /> AA.VV. <i>Maiolati Spontini, vicende storiche di un castello della Vallesina,</i> Maiolati Spontini, 1990<br /> Piero Gelli, a cura di,<i> Dizionario dell’Opera,</i> Baldini e Castoldi, 2002.<br /> Hector Berlioz, <i>Serate d’Orchestra,</i> traduzione di Mauro Biondi, EDT Torino, 2006 <br /> Thomas Steiner, <i>Instruments à claviers – expressivité et flexibilité sonore,</i> Actes des rencontres internationales armonique, Losanna 2002.<br /> G. Ignazio Plebari,<i> Elogio del cav. Spontini conte di s. Andrea letto nel giorno 26 febbraio 1851 nella chiesa plebale di Maiolati da G. Ignazio Plebari,</i> in “Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti”, Vol. CXXV, ottobre novembre, dicembre, Roma, 1851.<br /> Filippo Ciconnetti <i>Della Musica Ragionamento del Avv. Filippo Ciconnetti in “Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti”,</i> Vol. CXXXIV, gennaio, febbraio, marzo, Roma, 1854.<br /> Giuseppe Gaetti, a cura di,<i> Epistolario familiare e documenti vari dal 1774 al 1851 di Gaspare Spontini,</i> Maiolati Spontini ,1974.<br /> Giuseppe Gaetti, a cura di, <i>Celeste Erard dolce sposa di Gaspare Spontini: epistolario,</i> Maiolati Spontini,1978. <br /> Franco Schlitzer, <i>Circostanze della vita di Gaspare Spontini: con lettere inedite, </i>Siena, 1958.<br /> Josef Loschelder, <i>Gaspare Luigi Pacifico Spontini ed i suoi colleghi tedeschi,</i> in “Atti del Terzo Congresso Internazionale di studi Spontiniani”, Maiolati Spontini, 1985.<br /> Rate Furlan,<i> Spontini a Berlino,</i> in “Atti del Terzo Congresso Internazionale di studi Spontiniani”, Maiolati Spontini, 1985.<br /> AA.VV, <i>Il tempo del bello,</i> Marsilio, 1998.</p>
<p> </p><p>Gaspare Spontini nasce a Maiolati il 14 novembre del 1774. Il padre Giambattista, ciabattino originario di Albacina, lo manda da ragazzo presso lo zio paterno, don Giuseppe Spontini, a Santa Maria del Piano, per farlo studiare con l’intenzione di farne un prete. Entra in seminario a Jesi, ma già giovanissimo Gaspare dimostra molta insofferenza verso gli studi ecclesiastici e una straordinaria inclinazione alla musica tanto che nel 1788 a soli 14 anni scappa dal seminario per rifugiarsi presso la casa di uno zio materno a Monte San Vito, dove, grazie al maestro di cappella del paese, apprende i primi rudimenti di musica. Riprende gli studi con lo zio parroco a condizione di poter seguire anche quelli musicali e visti i buoni risultati riesce ad ottenere dal padre il permesso di potersi trasferire a Napoli presso il conservatorio della Pietà dei Turchini nel 1793.</p>
<p><img style="border-width: 500px;" src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-gasparespontini/la-memoria-dei-luoghi-it-49.jpg" alt="" width="298" height="386" align="right" /></p>
<p>Lasciato dopo breve periodo, anche il conservatorio di Napoli prima del completamento degli studi, viaggia tra Roma, Palermo, Firenze e Venezia finché incontra un impresario romano, Sigismondi o Sismondi, che gli affida la composizione dell’opera Li puntigli delle donne, che fu eseguita per la prima volta a Roma, al teatro della Pallacorda, per il carnevale 1796, con notevole successo. Rientrato nel conservatorio napoletano, Spontini ottenne la stima di artisti come Cimarosa e Piccinni. Seguirono altre composizioni di successo: <em>L’eroismo ridicolo</em> (1798), su libretto del Piccinni, rimaneggiato l’anno seguente come <em>La finta filosofa</em>, <em>Il Teseo riconosciuto</em> (1798), <em>La Fuga in Maschera</em> (1800).<br /> Grazie ai successi italiani Spontini si trasferisce a Parigi nel 1803, entrando nelle simpatie di Giuseppina Beauharnais, moglie di Napoleone, e di sua figlia Ortensia, appassionate di musica. Secondo una memoria di Berlioz, che aveva conosciuto Spontini a Roma nel 1830, i primi anni a Parigi non furono affatto semplici tanto che fu costretto a dare qua e là lezioni di musica per vivere.<br /> Il 31 dicembre 1803, debutta al Théatre-Italien e, nel 1804, ripropone <em>La finta filosofa</em>. Nel 1804 viene presentata la oggi perduta La petite maison, un’opera comica che fu fischiata e non poté essere condotta a termine. Il 27 novembre 1804 dedica il suo <em>Milton</em> all’imperatrice Giuseppina. L’opera fu eseguita al Téatre Feydeau di Parigi su libretto di Victor-Joseph-Étienne de Jouy* con il quale inizierà un lungo sodalizio artistico che segnerà l’inizio del successo di Spontini in Francia.</p>
<p>Nel 1805 è ammesso all’Accadémie Impériale de Musique con la qualifica di compositore da camera dell’Imperatrice. Da questo momento Spontini abbandona l’opera buffa per dedicarsi alla tragédie lirique così, nel 1807, viene rappresentata per la prima volta, presente l’imperatrice Giuseppina, al Théatre de l’Accadémie Impériale de Musique, <em>La Vestale</em>, interpretata dalla grande cantante Carolina Branchu, che ottiene grande successo e lo consacra definitivamente come compositore più amato dell’Impero francese. <br /> Nonostante la separazione da Giuseppina, Napoleone continua ad avvalersi di Spontini come musicista e gli commissiona, nel 1808, il <em>Fernand Cortez</em>. Nel 1810 egli diventa anche direttore d’orchestra del Théatre-Italien.<br /> Il <em>Cortez</em> è un’opera intimamente influenzata dal progetto politico-militare napoleonico di aggressione della Spagna. Cortez, come Napoleone, appare infatti come il rappresentante dei valori della libertà e dell’illuminismo, contro i Messicani fanatici e bigotti. L’opera, con la sua epopea avventurosa, l’attenzione posta agli eventi drammatici e guerreschi, esercitò un peso molto forte nel melodramma francese dell’Ottocento, influenzando notevolmente Rossini (che, nel 1810, ne fece una edizione italiana), specie nel Maometto II, Le siège de Corinthe (1816), Moise et Pharaon (1827) e nel Guillaume Tell (1829), cioè le opere del suo periodo francese.<img style="float: right;" src="images/erard.jpg" alt="" /></p>
<p>Nel frattempo, il 3 agosto del 1811, Spontini aveva sposato Maria Caterina Celeste Erard, di una benestante famiglia di produttori di arpe e pianoforti, i “Fratelli Erard”. Il connubio, osteggiato dalla famiglia Erard, fu probabilmente favorito dall’imperatrice Giuseppina, che risulta firmataria del contratto matrimoniale. I due coniugi restarono sempre molto uniti e Celeste divenne, al ritorno a Maiolati e dopo la morte del marito, la principale animatrice delle iniziative filantropiche avviate da Spontini in Italia. A lei il compositore dedicò il capolavoro: <em>Agnes von Hohenstaufen</em>. <br /> <br /> Con la restaurazione borbonica Spontini rimane comunque all’apice del suo successo tanto che sotto Luigi XVIII viene naturalizzato francese e ordinato Cavaliere della Legion d’Onore, ma conclude, dopo tanti successi, la sua collaborazione con il librettista de Jouy che rimarrà ben fedele ai suoi ideali liberali contro la restaurata monarchia.</p>
<p>Nel 1820 Spontini si trasferisce a Berlino, presso Federico Guglielmo III di Prussia che, a Parigi, aveva già avuto modo di ascoltare <em>La Vestale</em> e il <em>Fernand Cortez</em>. Guglielmo III offre a Spontini 5000 talleri in cambio dei quali dovrà comporre “due grandi opere ogni tre anni e una piccola opera ogni anno” come Maestro di Cappella. Nel cuore della Prussia viene presentata, nel 1821, <em>l’Olimpia</em>, tratta da una tragedia di Voltaire, cui il compositore aveva cominciato a lavorare già nel 1815 e che era già stata rappresentata in una prima versione (con finale tragico) a Parigi nel 1819. Le protagoniste dell’opera sono due donne: Statira, vedova di Alessandro Magno, e sua figlia Olimpia, contesa da Antigono e da Cassandro che - nelle due versioni, una tragica, quella francese, e l’altra a lieto fine quella rappresentata a Berlino - si scambiano il ruolo di assassino dell’imperatore macedone. A Berlino Spontini viene nominato Soprintendente generale della musica del re. <br /> Qui compone un Festpiel: <em>Lalla Rookh</em> (1821), poi rimaneggiato in dramma lirico con il titolo <em>Nurmahal oder das Rosenfest von Kaschm</em>ir. Nel 1825 fu rappresentato, l’<em>Alcidor</em>, che si ispira alla cultura nordica e al filone esoterico-fiabesco del Flauto magico di Mozart.</p>
<p>Nel 1829 viene rappresentata l’<em>Agnes von Hohenstaufen</em>, poi ripresentata nel 1837 rimaneggiata in tre atti, che ottiene grande successo e viene considerata il capolavoro di Spontini. Ambientata nel medio evo, l’opera ha un carattere squisitamente romantico, in linea con il gusto dei tempi, ed anticipa quella che sarà il melodramma italiano ed europeo.<br /> <br /> Con la morte di Federico Guglielmo, nel 1840, comincia per Spontini un periodo difficile a causa dei pessimi rapporti che egli ha con il Soprintendente del Teatro von Redern. Il soggiorno tedesco di Spontini non fu mai facile, già dai primissimi mesi di permanenza a Berlino, il Conte Karl von Brul, sovraintendente dei Teatri di Sua Maestà, e capofila della corrente anti-Spontini, lo osteggiò sostenendo che i suoi allestimenti erano troppo costosi, non era in grado di dirigere un’orchestra, era orami privo di idee e non conosceva il tedesco. In effetti mai Spontini riuscì a imparare bene la lingua tedesca e sempre molto tesi furono i rapporti con i suoi colleghi. Fu incolpato persino di rovinare la voce dei cantanti con cui lavorava sia per le arie a cui li costringeva, sia per l’eccessiva pignoleria con cui ne pretendeva la perfezione. In effetti Spontini non tollerava errori dai suoi cantanti di cui redarguiva anche l’aspetto fisico e seguiva personalmente gli allestimenti teatrali affinché luci, costumi, scenari fossero perfetti. Nel 1841 viene persino condannato a nove mesi di prigione; la questione ebbe inizio con la morte di Federico Guglielmo III e la salita al trono di Federico Guglielmo IV che, musicalmente, aveva altre simpatie. Il sopraintendente von Reden, antispontiniano, macchinò per mettere in cattiva luce le lamentele di Spontini a suo carico e farlo cadere in cattiva luce. Dopo il periodo di prigionia e il chiarimento con il Re, sembrò possibile ritornare al vecchio lavoro, ma quando salì sul podio per dirigere il Don Giovanni, venne fischiato dal pubblico e fu costretto a ritirarsi. Consegnate al Re le sue dimissioni e vedendosi assegnata una pensione, lasciò definitivamente Berlino dopo 23 anni di servizio.<br /> Nel 1844 <em>La Vestale</em> ottiene un enorme successo a Dresda, dove nasce anche la grande ammirazione per Spontini di Wagner, che, direttore del Teatro di Corte, era stato incaricato di dirigere l’allestimento. Wagner considerò l’opera spontiniana un modello di riferimento per il suo Rienzi (1840), il Tannhauser (1843-45), e il Lohengrin (1845-48), La Valchiria (1856) che, con Spontini, andarono a esercitare la creazione del dramma musicale tedesco.<br /> Nel 1838 intanto Spontini era stato in Inghilterra, dove fu ricevuto dalla regina Vittoria, di nuovo a Parigi e poi in Italia, a Jesi per circa quaranta giorni. In questo periodo diede inizio al suo programma filantropico: costituì un Monte di Pietà, creò nel 1841 una scuola per l’istruzione delle ragazze povere di Maiolati, affidato ad alcune dame dell’aristocrazia locale in funzione di “Protettrici e Sorveglianti”. Volle anche che fosse creato un Ospizio di carità, gestito dalle Opere Pie, un ente fondato nel 1843 con un atto di donazione che lasciava alla città tutti i propri beni per far funzionare le istituzioni caritative anche dopo la sua scomparsa. Nel 1840 per i suoi grandi successi era stato elevato alla nobiltà dal papa con il titolo di “conte di Sant’Andrea. Per il pontefice, durante la sua permanenza a Jesi, Spontini scrisse anche un vasto piano di riforma della musica sacra (Rapporto intorno alla Riforma della musica sacra, 1839) dello Stato Pontificio, che però non fu considerato da Pio IX.</p>
<p><img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolati-gasparespontini/la-memoria-dei-luoghi-it-51.jpg" alt="" width="386" height="298" align="right" /></p>
<p>Ritornato definitivamente a Maiolati nel 1850 per vivere gli ultimi anni nella piccola casa che aveva fatto costruire, fu accolto con grandi onori e qui si spense dopo solo cinque mesi, a settantasei anni, nel 1851. Nel saggio inedito scritto dal medico Enrico Cesarini conservato al Museo Gaspare Spontini e intitolato Della vita e delle Opere del Conte Gaspare Spontini si racconta che il maestro soffriva di bronchite sin dal 1846 e col tempo questa malattia lo portò alla morte alle ore 10.16 del 24 gennaio 1851. Il giorno dopo fu praticata l’autopsia e imbalsamato il corpo a cui venne asportato il cuore e dato alla vedova Celeste Erad. Fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano dove era parroco suo fratello, ma il 7 marzo 1853 fu traslato nella cappella di san Giovanni dove tutt´oggi é conservato il corpo.</p>
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<p><i>di Federica Candelaresi</i></p>
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<p style="text-align: justify;"><b>*</b>Victor-Joseph-Étienne de Jouy (Versailles, 19 ottobre 1764 – Sanint-Germaine-en-Laye, 4 settembre 1846). Conclusi gli studi a Versailles parte come sottotenente di artiglieria in nelle Indie Orientali nel 1787 e, tornato in Francia nel 1790, prende parte alla Rivolzione Francese quando viene arrestato come e condannato a morte. Fugge in Svizzera per poi tornare a Parigi dopo la caduta di Robespierre. Lascia l'esercito nel 1797, dedicandosi alla letteratura. Esordisce con un volume di novelle libertine <em>Galerie de femmes </em>(1799), ma il successo maggiore lo ha con il teatro: drammaturgo e librettista delle maggiori opere del primo Ottocento ha lavorato con Gaspare Spontini per <em>La Vestale</em> e <em>Fernand Cortez</em>, con Gioachino Rossini al <em>Guglielmo Tell</em> e al <em>Mosè</em>, e con Cherubini a <em>Les Abencérages.</em></p>
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<p><b>Bibliografia </b><br /> AA.VV.<i>Guida di Maiolati Spontini. La Storia, l'arte, i musei.</i> Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.<br /> AA.VV. <i>Maiolati Spontini, vicende storiche di un castello della Vallesina,</i> Maiolati Spontini, 1990<br /> Piero Gelli, a cura di,<i> Dizionario dell’Opera,</i> Baldini e Castoldi, 2002.<br /> Hector Berlioz, <i>Serate d’Orchestra,</i> traduzione di Mauro Biondi, EDT Torino, 2006 <br /> Thomas Steiner, <i>Instruments à claviers – expressivité et flexibilité sonore,</i> Actes des rencontres internationales armonique, Losanna 2002.<br /> G. Ignazio Plebari,<i> Elogio del cav. Spontini conte di s. Andrea letto nel giorno 26 febbraio 1851 nella chiesa plebale di Maiolati da G. Ignazio Plebari,</i> in “Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti”, Vol. CXXV, ottobre novembre, dicembre, Roma, 1851.<br /> Filippo Ciconnetti <i>Della Musica Ragionamento del Avv. Filippo Ciconnetti in “Giornale Arcadico di scienze, lettere ed arti”,</i> Vol. CXXXIV, gennaio, febbraio, marzo, Roma, 1854.<br /> Giuseppe Gaetti, a cura di,<i> Epistolario familiare e documenti vari dal 1774 al 1851 di Gaspare Spontini,</i> Maiolati Spontini ,1974.<br /> Giuseppe Gaetti, a cura di, <i>Celeste Erard dolce sposa di Gaspare Spontini: epistolario,</i> Maiolati Spontini,1978. <br /> Franco Schlitzer, <i>Circostanze della vita di Gaspare Spontini: con lettere inedite, </i>Siena, 1958.<br /> Josef Loschelder, <i>Gaspare Luigi Pacifico Spontini ed i suoi colleghi tedeschi,</i> in “Atti del Terzo Congresso Internazionale di studi Spontiniani”, Maiolati Spontini, 1985.<br /> Rate Furlan,<i> Spontini a Berlino,</i> in “Atti del Terzo Congresso Internazionale di studi Spontiniani”, Maiolati Spontini, 1985.<br /> AA.VV, <i>Il tempo del bello,</i> Marsilio, 1998.</p>
<p> </p>IL MOLINO DELLA TORRE 2015-10-16T13:35:31+00:002015-10-16T13:35:31+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/maiolati-spontini/120-il-molino-della-torre-luogo-storicoFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p><b>Premessa</b><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-57.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> Quella del molino della Torre e dei suoi dintorni è, come scrive Marcello Ceccarelli, appassionato di storia locale, la storia di un "fazzoletto di terra", ma è anche una storia significativa per quanti abitano o hanno abitato questi luoghi. <br /> Questa "microstoria" è un importante patrimonio per l´intera media valle dell´Esino di cui racconta un passato, spesso sconosciuto o sottovalutato, che l´ha vista luogo di passaggio e di incontro e centro di una dinamicità economica che anticipava ciò che oggi è diventata. <br /> Attraverso la ricerca e le testimonianze storiche raccolte da Ceccarelli nella sua opera "Il molino dell Torre in Maiolati Spontini ed i suoi dintorni" torneremo a questo passato. Riscopriremo i "nostri" luoghi ripercorrendo le strade di un territorio a noi familiare che cela dietro la modernità i segni di un mondo che non esiste più, ma di cui siamo figli ed eredi e che non dovremmo mai dimenticare.<br /> <br /> <b>I molini nella storia</b><br /> I molini ad acqua hanno origini antiche. Per gli antichi imperi, che potevano disporre di enormi masse di schiavi, il problema dell´energia non si poneva in termini drammatici, ma il declino della schiavitù durante il Medioevo e il nuovo sviluppo tecnologico indussero le popolazioni europee a diffondere ovunque questa invenzione già fatta secoli prima. Essi, infatti, sono noti nell´Oriente mediterraneo già dal I secolo a. C. Un molino ad acqua figura già intorno all´anno 81 a. C. a Cabira, nel Ponto, l´attuale Turchia. I conquistatori romani lo introdussero prima in Italia e poi nelle province dell´Impero. Si hanno, dunque, notizie di molini lungo un affluente della Mosella, in Gallia. Nell´VIII secolo il molino ad acqua arrivò in Germania, poi in Gran Bretagna; nel IX secolo in Francia e Irlanda; nel XII secolo in Danimarca e Islanda e più in generale la diffusione del molino ad acqua nelle regioni nordiche si è compiuta intorno al XIV secolo. Il molino idraulico più rudimentale e meno redditizio in termini di tempo e di quantità di grano macinato era quello "greco", detto anche "molino scandinavo". Inadatto per le sue caratteristiche strutturali (le pietre erano piccole e giravano lentamente) alla produzione commerciale della farina, esso era prettamente utilizzato per far fronte alle limitate esigenze del singolo contadino. <br /> Il molino ad acqua avrebbe avuto scarso successo se un ingegnere romano del I secolo a. C. non lo avesse modificato costruendone uno più efficiente, detto "Vitruviano", sfruttando la sua conoscenza delle rudimentali ruote dentate. <br /> Oltre che per macinare cereali, i molini idraulici furono utilizzati per applicazioni sempre più diverse come la spremitura delle olive, la pestatura delle mele per ottenere il sidro, dei semi di lino per ottenere l´olio, delle piante per estrarne i coloranti e del carbone che, polverizzato, era usato per produrre polvere da sparo. <br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-58.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>La presenza dei molini ad acqua nella media Vallesina</b><br /> La prima notizia documentata della presenza di molini nella media valle dell´Esino rimanda al 3 dicembre 1186, quando l´imperatore Enrico IV, padre di Federico II, concesse ai monaci Camaldolesi dell´Eremo di San Michele nel territorio del Massaccio (oggi Cupramontana) di costruire molini su entrambe le sponde del fiume Esino. In una bolla del papa Innocenzo III del 20 marzo 1199 si parla della presenza di molini appartenenti all´Abbazia di Sant´Elena nel tratto del torrente Esinante, affluente dell´Esino. Ma tutti gli affluenti dell´Esino e l´Esino stesso erano ricchi di molini: nel 1295 in un tratto di fiume lungo appena sette chilometri, da Scisciano a Moie, se ne contavano sette. A Jesi, invece, in un tratto di quindici chilometri si contavano ben 30 molini. Nel 1295 il Comune di Jesi acquistò più di quaranta molini posti sia intorno alla città sia nelle zone limitrofe, monopolizzando così la macinatura. Nel corso del Trecento e del Quattrocento nel Contado di Jesi i molini si ridussero enormemente tanto che ne rimasero solo quattro: due urbani, uno nell´attuale via Molino e l´altro presso Porta Valle, e due nel territorio limitrofo, uno presso l´odierna frazione di Angeli di Rosora e l´altro, detto molino della Torre, in territorio di Maiolati. Oltre a questi molini pubblici ricordiamo anche alcuni molini privati come il molino Franciolini di Castelplanio, appartenente alla nobile famiglia jesina, e il molino Marcelletti posto nei pressi del ponte di Scisciano. Quest´ultimo, voluto da Salvatore Marcelletti di Maiolati, fu realizzato nei primissimi anni del Novecento e fu l´ultimo molino ad acqua della media Vallesina. <br /> <b>Il molino della Torre in Maiolati</b><br /> Del molino della Torre o delle Torrette non ci sono pervenute molte notizie. Di esso non si conosce né l´anno della sua prima edificazione né chi ne fosse il più antico proprietario. Di certo sappiamo soltanto che nel XV sec. era uno dei quattro molini a grano appartenenti alla città di Jesi. Vista la specificazione "della Torre" si deve ritenere che originariamente nelle vicinanze del molino sorgesse una torre. Tuttavia la mancanza di informazioni ci rende difficile riuscire a capire di che tipo di torre si trattasse. <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-59.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <br /> <b>Le vicende del molino: dalle origini agli inizi del XX secolo</b><br /> <br /> <b>Le origini</b><br /> Il molino della Torre, edificato nel fondovalle a poche centinaia di metri dal fiume Esino, e quello di Rosora erano gli unici due molini di proprietà della Comunità di Jesi ubicati lungo l´asse fluviale. Il territorio circostante il molino era, intorno al XII sec., soggetto all´autorità dei signori dei castelli limitrofi. I più vicini al molino erano senz´altro i signori del castello di Moie il cui castello era posto non lontano dall´abbazia di S. Maria. Nonostante fosse l´ipotesi più logica, quella dell´appartenenza del molino ai signori di Moie appare invece la più improbabile, non fosse altro che per una questione strategica. Per loro, infatti, sarebbe stato più pratico nonché più facilmente difendibile, un molino costruito sulla sponda sinistra del fiume piuttosto che su quella destra. Se ne potrebbe soltanto ipotizzare la proprietà nel 1201, quando i signori di Moie, dopo la distruzione del loro castello, divennero cittadini di Jesi e il molino entrò in possesso della comunità Jesina. &EGRAVE più plausibile allora ipotizzare l´originale appartenenza del molino ai conti di Morro Panicale (Castelbellino) considerando che il territorio che oggi è di Monte Roberto e di Maiolati, con la pianura sottostante, allora era sotto la loro giurisdizione. Non possiamo però averne certezza dal momento che del molino non si fa alcun cenno nella descrizione dei beni del territorio di Morro redatto nel 1219. <br /> Oltre che appartenente ai feudatari laici il territorio era per larga parte anche di proprietà della Chiesa (molti i possedimenti di chiese, abbazie, monasteri e anche del vescovo di Jesi). Alla destra del fiume Esino, già dal XII secolo, è segnalata la presenza del ricco (in termini di possedimenti terrieri) monastero di San Sisto. Escludendo che il molino potesse appartenere alle molteplici chiese minori, tutte quasi prive di possedimenti o risorse economiche, presenti sul tratto che dall´Abbazia di San Sisto porta al molino della Torre, l´ipotesi più plausibile è che esso fosse di proprietà o del monastero di San Sisto o del vescovo di Jesi. Avendo i monaci di San Sisto la necessità di macinare il grano prodotto, è possibile che abbiano costruito una chiusa sul fiume ed eretto il molino. Come riportato da Ceccarelli, risulta dai Catasti Jesini del 1294-1295 che il monastero di San Sisto nel corso del XIII secolo possedeva vari molini, tra i quali c´era molto probabilmente lo stesso molino della Torre.<br /> Tra la fine del XII agli inizi del XIII secolo il Comune di Jesi iniziò la sua spinta espansionistica che lo condusse a sostituirsi ai signori locali, impossessandosi di vari castelli limitrofi (come quelli di Moie, Morro Panicale (Castelbellino), Apiro, Serra San Quirico e via via tutti quelli dell´intera valle) e di quei beni che avrebbero garantito una continua rendita, come i molini appunto. Tra il 1295 e il 1297 il Comune acquistò un gran numero di molini monopolizzando così la macinatura sia in città sia in gran parte del contado, ma non è stato possibile verificare se tra di essi ci fosse il nostro molino della Torre. Del molino della Torre, anche chiamato in alcuni documenti "molino delle Torrette", se ne parla intorno alla metà del Quattrocento come molino pubblico.<br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-60.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>La torre</b><br /> Dagli inventari tenuti dai vari affittuari che negli anni subentrarono nella gestione del molino possiamo dedurre che almeno fino al giugno del 1544 la torre esisteva. Una delle tre macine, infatti, viene indicata come "La macina de verso la torre". Questa espressione, la quale ci accerta con sicurezza la presenza della torre, non ci da però nessuna delucidazione sull´ubicazione, la specificità e l´utilizzo della torre stessa. Non sappiamo se la torre menzionata fosse parte strutturale del molino stesso e quindi strettamente legata al suo funzionamento, oppure se il molino fosse costruito accanto o sotto una casa-torre, o se la torre fosse solamente una costruzione posta nelle immediate vicinanze del molino. Della torre, dunque, non sappiamo praticamente nulla se non che essa diede prima il nome al molino e poi, nell´Ottocento, alla stessa località su cui sorgeva che venne chiamata "contrada Torrette", oggi "via Torrette". <br /> Riguardo la torre, che anticamente doveva sorgere accanto al molino, possiamo avanzare soltanto delle ipotesi. L´ipotesi più verosimile è che si trattasse di una torre isolata ubicata nelle vicinanze del molino, utilizzata ovviamente come difesa ma in particolar modo per segnalazioni notturne all´interno di un sistema di altre torri poste lungo la valle dell´Esino. Il toponimo "torrette", infatti, potrebbe far riferimento proprio a questo sistema di strutture di comunicazione. Un´altra ipotesi valida è che la torre fosse di vedetta per il controllo di quanti attraversavano il fiume con la barca o della non lontana strada Flamenia (attuale strada Clementina o Strada Provinciale 76) che passava davanti all´Abbazia di Santa Maria delle Moie. Un´ultima ipotesi indica la torre come casa- torre adibita all´allevamento di colombi o piccioni.<br /> <br /> <b>L´importanza del molino nelle vicende storiche</b> <br /> Il molino della Torre, essendo una sicura e redditizia fonte di guadagno, assunse grande importanza sia per la Comunità di Jesi, che ne era proprietaria e che lo tutelò per decenni proibendo la costruzione di altri molini e provvedendo periodicamente alla sua manutenzione, sia per la popolazione delle zone limitrofe. Questo il motivo per cui le sue vicende furono particolarmente care alla pubblica autorità.<br /> Elenco qui alcuni esempi esplicativi di quanto appena affermato:<br /> - Il 10 marzo 1682 Vincenzo Franciolini a Antonio Francesco Stracca, mentre si apprestavano a rifare il nuovo vallato del molino Franciolini, firmarono un documento col quale assicurarono di risarcire ogni eventuale danno che potesse essere arrecato alla chiusa del vallato che portava l´acqua al molino della Torre.<br /> * Il 2 settembre 1755 veniva emessa una sentenza per una lunga causa che vide contrapposti Nicolò Antonio Amadio di Maiolati e la città di Jesi per quasi un cinquantennio. Il motivo di tale contrasto era la costruzione, iniziata da Amadio su un territorio di sua proprietà in località Forcone a Monte Roberto, di un molino. Per via della poca distanza che divideva i due opifici, Jesi lo ritenne dannoso per quello della Torre e riuscì ad ottenere la condanna per Amadio a demolire il fabbricato. Questo, però, grazie ad un compromesso, non venne demolito ma trasformato in abitazione.<br /> * Nel 1765 si dovette provvedere a ristrutturare il molino della Torre e il ponte sull´Esino. Per affrontare le ingenti spese Jesi volle tassare anche i beni ecclesiastici, con conseguente avversione degli ecclesiastici stessi. Jesi riuscì infine nel suo intento e, grazie ad un espediente giuridico, vennero tassati anche quei beni. <br /> Quest´ultimo evento, oltre che farci comprendere l´importanza che il molino aveva per il territorio di Jesi e dintorni, porta alla luce anche un particolare storico rilevante. Finora dalle notizie storiche in nostro possesso era sempre emerso che il primo ponte sull´Esino, in quella che oggi è via Torrette, fosse stato costruito soltanto negli anni ottanta dell´Ottocento. Quanto sopra riportato, invece, ci rivela che già nel XVIII secolo ne esisteva uno a garantire l´unione tra il territorio di Moie e quello di Maiolati e degli altri castelli limitrofi. <br /> <br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-61.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>Nuovi proprietari</b><br /> Finché il molino rimase di proprietà della Comunità di Jesi la città lo tutelò essendo esso un sicura fonte di guadagno. La comunità jesina, come abbiamo visto, provvedeva alla manutenzione dell´edificio, del vallato, della chiusa e proibiva categoricamente la costruzione di altri molini. Cessata la proprietà pubblica la cura dell´opificio passò ai vari proprietari che si susseguirono.<br /> <br /> <b>I Marchesi Pallavicino di Genova</b><br /> Durante il periodo napoleonico il molino della Torre finì nelle mani del Regio Demanio. Con la caduta di Napoleone la proprietà del molino passò dal Regio Demanio alla Pontificia Reverenda Camera Apostolica e successivamente, il 4 dicembre 1823, venne acquisito, insieme a quelli di Jesi, dai Marchesi Pallavicino di Genova che se li era aggiudicati in un´asta. <br /> I Pallavicino risistemarono i vallati dei due molini urbani di Jesi e quello del molino della Torre edificando anche nuove chiuse. Nel 1855 la corte del molino della Torre, circa 0,0130 ha nella zona di Maiolati/Boccolina, era di proprietà di Stefano Ludovico Pallavicino. Nel 1870 i Pallavicino acquistarono una novantina di ettari di terreno appartenenti all´Abbazia di S. Maria di Moie e nel 1901 il Marchese Domenico Pallavicino, figlio di Stefano, risultava proprietario di oltre 57 ha a destra dell´Esino (sempre nella zona Maiolati/Boccolina) e di circa 183 ha a sinistra (nel territorio di Moie). <br /> I Pallavicino appartengono ad un´illustre famiglia le cui origini si ricollegano a quelle degli Estensi, dei Malaspina e dei Marchesi di Massa. Essi dominarono nel territorio fra Parma, Piacenza e Cremona che andò a costituire un vero e proprio feudo autonomo, con centro in Busseto: lo "Stato dei Pallavicino".<br /> Il capostipite della famiglia fu Oberto detto Pelavicino (m. 1148) da cui venne il nome, poi lievemente mutato, della famiglia. Dai figli Guglielmo e Alberto il Greco si originarono i due rami della famiglia: da Guglielmo ebbero origine i Pallavicino di Lombardia; da Alberto nacquero i Pallavicino di Genova. <br /> Il 17 gennaio 1894 morì a Genova Tobia Pallavicino, padre di Stefano Ludovico e quindi nonno di Domenico. Domenico ereditò dal nonno numerosi beni fra cui alcuni posti nel territorio di Maiolati: la chiusa e l´antico canale dei molini di Jesi, circa 240 ha di terreno agricolo e il molino a 4 macine della Torre posto tra via Vallati e via Boccolina, con relativa chiusa e canale. Ereditò anche la casa del mugnaio e quella ad uso magazzino.<br /> Domenico morì nel 1928. Alla sua morte gli eredi vollero onorarne la memoria cedendo, il 2 dicembre 1931, un appezzamento di terreno affinchè accanto alla chiesa di S. Maria di Moie sorgesse un asilo infantile. Esso è tutt´oggi esistente come scuola materna privata intitolata allo stesso Domenico Pallavicino.<br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-62.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>Settimio Urbani e la nascita della centrale idroelettrica</b><br /> Il 19 dicembre 1906 il molino viene ceduto da Domenico Pallavicino a Settimio Urbani. Urbani era un uomo lungimirante che colse subito l´importanza che l´energia elettrica rivestiva nel processo di industrializzazione di un paese prevalentemente agricolo come era l´Italia del tempo. Si dichiarò disponibile a cedere gratuitamente, nel caso ne fosse sorta la necessità, l´appoggio dei fili del telefono sui pali di sua proprietà e provvedette a restaurare gli edifici, murare il tratto finale del canale vallato e affiancare all´antico opificio una centrale idroelettrica. La costruzione della centrale portò a sacrificare una macina del molino. Quando venne ceduta ad Urbani da Domenico Pallavicino, infatti, il molino aveva ancora 4 macine; dopo la ristrutturazione tornò ad averne 3 come nei tempi più antichi. Una parte dell´edificio che ospitava il molino venne quindi demolito per far spazio alla fabbrica. <br /> Dopo la morte di Urbani (1917) il molino e la centrale passò ai suoi figli (Ubaldo, Urbano, Elisa, Gentilina). Il molino restò attivo fino al 1922 mentre la centrale, sotto la guida dei figli di Settimio, continuò ancora la produzione di energia. Gli ultimi mugnai furono i Vitali (Giuseppe, suo figlio Vitaliano e Angelo Vitali).<br /> <br /> <br /> <b>La chiusa del molino</b><br /> La chiusa del molino e della centrale elettrica era posta all´altezza della stazione ferroviaria di Casteplanio, a circa 200 m a valle della chiusa Franciolini. <br /> Per resistere meglio alla pressione dell´acqua aveva la forma leggermente concava. Ubicata sempre nello stesso luogo, venne però più volte ricostruita a causa delle numerose piene dell´Esino. L´ultima ricostruzione avvenne nel 1880 ma anche questa edificata venne poi abbattuta dalla furia del fiume in piena nel novembre 1944 insieme alla chiusa Franciolini. <br /> La chiusa innalzata nel 1880 venne costruita piantando numerosi pali di quercia sul letto del fiume e riempiendo gli spazi fra un palo e l´altro con pietre e ghiaia murate con calce idraulica e poco cemento. Il lato che si opponeva all´acqua, quello di forma concava, era obliquo rispetto all´acqua, mentre il lato opposto era costruito a gradini in modo che, una volta raggiunto il livello desiderato, la parte di acqua che non serviva ad alimentare il vallato scendesse a valle in piccole cascatelle, senza aumentare troppo la velocità.<br /> Sopra la cresta della chiusa erano posti, a circa ottanta centimetri l´uno dall´altro, numerosi ferri a forma di L. Essi servivano da aggancio per spessi tavoloni di quercia che avevano il compito di innalzare ulteriormente l´altezza delle paratie.<br /> Sul lato destro idrografico c´erano gli edifici di presa e lo scaricatore. Quest´ultimo, collegato a un canale, serviva a rimettere al fiume, qualche decina di metri a valle della chiusa, l´acqua in eccesso. L´accesso dell´acqua allo scaricatore era regolato da una paratia, fatta anch´essa di tavoloni di quercia, che si poteva alzare o abbassare per mezzo di un pesante meccanismo costituito da una grossa vite, alla cui estremità era collegata la paratia, e mosso da una manovella a forma di ruota. I muri dello scaricatore erano fatti di pietre murate con calce idraulica e ghiaia, mentre il pavimento era completamente fatto a mattoni. Allo stesso modo (muri in pietre murate e pavimento in mattoni) era costruito l´edificio di presa del vallato. <br /> Dall´edificio di presa partiva il vallato che terminava con la vasca di carico del molino e della centrale idroelettrica posta a circa due chilometri e mezzo. Parallelo al vallato per alcune decine di metri correva lo sfioratore, un muro che aveva lo scopo di regolare la quantità di acqua nel vallato. Poco dopo l´inizio del vallato sullo stesso fu costruito un ponticello che permetteva di attraversarlo. Oggi il ponticello non esiste più e neppure l´inizio del vallato è più visibile. La chiusa invece, seppur devastata dalla piena del 1944, è tuttora visibile nei suoi ruderi: sul fiume ancora oggi si vedono i pezzi della chiusa, grossi massi composti di pietre e ghiaia, pali e tavoloni di quercia. <br /> La chiusa nell´ultimo periodo della sua esistenza era custodita dalla famiglia Cesaroni che abitava lì vicino. <br /> <br /><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-63.jpg" alt="" width="313" height="491" align="right" /> <b>Il ponte sull´Esino</b><br /> Il fiume Esino attraversa il nostro Comune all´altezza del suo corso medio e ne divide in due il territorio: alla sua destra il colle su cui si erge l´antico castello e capoluogo di Maiolati, alla sua sinistra il centro urbano di Moie che da frazione comprendente soltanto l´abbazia e poche case si è sviluppata, quasi esclusivamente nell´ultimo decennio del XX secolo, diventando un punto di riferimento per il commercio e i servizi sia per gli abitanti del nostro comune sia per quelli dei paesi limitrofi. Ad unire il territorio di Moie e quello di Maiolati vi è e vi era in passato il ponte di via Torrette che, come abbiamo già precedentemente detto, è stato più volte distrutto dalle piene e ricostruito. <br /> Nel 1944 il ponte, costruito con poderose travi di quercia, venne incendiato dalle truppe tedesche in ritirata. Venne riparato nel 1946 ma la sua struttura fu nuovamente resa precaria da una nuova piena del fiume. Il ponte di via Torrette fu allora costruito in cemento armato dalla ditta Fabbretti e Bonci di Cupramontana. Ultimato nel 1963, fu inaugurato il 18 aprile 1964 alla presenza del sindaco Umberto Cascia, delle "Autorità Ecclesiastiche, Militari e Civili, Provinciali e Locali" e dell´On. Umberto Delle Fave. Il ponte non ebbe comunque vita tranquilla nemmeno dopo la costruzione in cemento armato. Esso, infatti, risultò negli anni troppo stretto per le esigenze del traffico, tanto che è stato poi completamente rifatto, inglobando anche gli antichi pilastri, tra il luglio e il dicembre 2006. Aperto al pubblico il 22 dicembre, è stato ufficialmente inaugurato il 27 gennaio 2007, data attesa dai tanti abitanti del luogo che hanno vissuto il disagio della chiusura del ponte. <br /> Dal momento che sono bastati pochi mesi di chiusura del ponte suddetto per creare difficoltà negli spostamenti alla popolazione del luogo viene da chiedersi come comunicassero i due centri (quello di Moie e quello di Maiolati) in passato, quando il ponte non era ancora stato costruito. <br /> <br /><br /> <b>Trasporto sul fiume: la barca</b><br /> In passato l´attraversamento dei fiumi in assenza di ponti costituiva un problema di non sempre facile soluzione. In estate si poteva tentare il passaggio guadando il fiume nei punti in cui l´acqua era bassa, ma in inverno ciò non era possibile e occorreva servirsi dei passi pubblici a pagamento gestiti dai privati. Per trasportare cose o persone si utilizzavano le barche o le zattere legate con corde da una riva all´altra. <br /> Prima dell´esistenza del ponte di via Torrette sul posto c´era una barca che veniva gestita dagli affittuari che si susseguivano nella gestione del molino della Torre. Essi naturalmente si avvalevano della collaborazione di un barcarolo.<br /> Come abbiamo già visto, i documenti ci informano del fatto che già nel Settecento sul fiume era presente un piccolo ponte di legno, ma esso venne più volte ricostruito (come avvenne nel 1765) e, non essendo di grande consistenza, venne distrutto da una piena.<br /> In mancanza del ponte piuttosto che guadare il fiume era sicuramente più comodo servirsi della barca. L´unica nota a sfavore era quella di dover pagare il passaggio. Questo fu motivo di frequenti proteste da parte dei parrocchiani di Moie, che dovevano pagare ogniqualvolta si dovevano recare a Maiolati per chiedere l´intervento di un medico, e dei Consiglieri Comunali che abitavano sulla riva sinistra, i quali dovevano pagare anch´essi per recarsi alle sedute. Il Consiglio della Comunità di Maiolati fece una seduta il 18 novembre 1821 per trovare un accordo con il barcarolo per il pedaggio da pagare. Si giunse a questa conclusione: dietro pagamento, da parte della comunità, di una somma il barcarolo avrebbe traghettato sia i parrocchiani che ne avevano bisogno sia i Consiglieri Comunali. Anche il Famiglio, ossia il Messo comunale, ottenne il pedaggio gratuito nel caso in cui avesse dovuto attraversare il fiume per questioni di lavoro. <br /> Oltre che del pagamento del pedaggio (che si aggirava intorno alle 30/40 lire), il barcarolo aveva anche bisogno del consenso dei proprietari dei terreni per attraccare sugli stessi. Di norma il permesso veniva concesso, ma talvolta, a causa delle piene, il cambiamento del corso del fiume portava alla modifica del punto di attracco e poteva succedere che il permesso venisse negato e sorgessero liti.<br /> <br /><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-64.jpg" alt="" width="313" height="491" align="right" /> <b> Ricostruzione storica delle distruzioni e delle ristrutturazioni del ponte sull´Esino</b><br /> 1765: una piena del fiume Esino rende inutilizzabile la struttura lignea originaria del ponte.<br /> Anni ´80 dell´Ottocento: viene costruito un ponte in legno di 114 metri di larghezza, composto da 19 campate. <br /> Le numerose piene del fiume e il rifacimento della vicina chiusa Pallavicino, avvenuta nel 1900 per volere del Marchese Domenico Pallavicino e determinante il rialzo del fiume, diedero vita difficile al ponte.<br /> 1922-1923-1926: anni in cui il ponte viene restaurato nel timore che le acque dell´Esino lo demolissero. <br /> 1938-1941: il podestà Arrigo Cinti, preoccupato per l´isolamento della frazione di Moie, affida alla ditta Emilio Frezzotti la ricostruzione del ponte in legno. <br /> 1944: il ponte viene incendiato dai tedeschi in ritirata. I danni fortunatamente non furono eccessivi e fu possibile rendere la struttura parzialmente transitabile ai pedoni. <br /> 1946: una nuova piena del fiume rende nuovamente precaria la struttura. <br /> 1963-1964: il ponte viene ricostruito, stavolta in cemento armato, dalla ditta Fabbretti e Bonci di Cupramontana.<br /> 1991: una piena disastrosa compromette in parte la stabilità del ponte. <br /> 2006-2007: il ponte viene completamente ricostruito e ampliato. <br /> <br /> <br /> <br /> <i> di Simona Bacci</i><br /> <br /> <b>BIBLIOGRAFIA</b><br /> Ceccarelli Marcello, <i>Il molino della Torre in Maiolati Spontini ed i suoi dintorni,</i> Comune di Maiolati Spontini, Tipografia U.T.J., Jesi 2009.</p>
<p> </p><p><b>Premessa</b><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-57.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> Quella del molino della Torre e dei suoi dintorni è, come scrive Marcello Ceccarelli, appassionato di storia locale, la storia di un "fazzoletto di terra", ma è anche una storia significativa per quanti abitano o hanno abitato questi luoghi. <br /> Questa "microstoria" è un importante patrimonio per l´intera media valle dell´Esino di cui racconta un passato, spesso sconosciuto o sottovalutato, che l´ha vista luogo di passaggio e di incontro e centro di una dinamicità economica che anticipava ciò che oggi è diventata. <br /> Attraverso la ricerca e le testimonianze storiche raccolte da Ceccarelli nella sua opera "Il molino dell Torre in Maiolati Spontini ed i suoi dintorni" torneremo a questo passato. Riscopriremo i "nostri" luoghi ripercorrendo le strade di un territorio a noi familiare che cela dietro la modernità i segni di un mondo che non esiste più, ma di cui siamo figli ed eredi e che non dovremmo mai dimenticare.<br /> <br /> <b>I molini nella storia</b><br /> I molini ad acqua hanno origini antiche. Per gli antichi imperi, che potevano disporre di enormi masse di schiavi, il problema dell´energia non si poneva in termini drammatici, ma il declino della schiavitù durante il Medioevo e il nuovo sviluppo tecnologico indussero le popolazioni europee a diffondere ovunque questa invenzione già fatta secoli prima. Essi, infatti, sono noti nell´Oriente mediterraneo già dal I secolo a. C. Un molino ad acqua figura già intorno all´anno 81 a. C. a Cabira, nel Ponto, l´attuale Turchia. I conquistatori romani lo introdussero prima in Italia e poi nelle province dell´Impero. Si hanno, dunque, notizie di molini lungo un affluente della Mosella, in Gallia. Nell´VIII secolo il molino ad acqua arrivò in Germania, poi in Gran Bretagna; nel IX secolo in Francia e Irlanda; nel XII secolo in Danimarca e Islanda e più in generale la diffusione del molino ad acqua nelle regioni nordiche si è compiuta intorno al XIV secolo. Il molino idraulico più rudimentale e meno redditizio in termini di tempo e di quantità di grano macinato era quello "greco", detto anche "molino scandinavo". Inadatto per le sue caratteristiche strutturali (le pietre erano piccole e giravano lentamente) alla produzione commerciale della farina, esso era prettamente utilizzato per far fronte alle limitate esigenze del singolo contadino. <br /> Il molino ad acqua avrebbe avuto scarso successo se un ingegnere romano del I secolo a. C. non lo avesse modificato costruendone uno più efficiente, detto "Vitruviano", sfruttando la sua conoscenza delle rudimentali ruote dentate. <br /> Oltre che per macinare cereali, i molini idraulici furono utilizzati per applicazioni sempre più diverse come la spremitura delle olive, la pestatura delle mele per ottenere il sidro, dei semi di lino per ottenere l´olio, delle piante per estrarne i coloranti e del carbone che, polverizzato, era usato per produrre polvere da sparo. <br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-58.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>La presenza dei molini ad acqua nella media Vallesina</b><br /> La prima notizia documentata della presenza di molini nella media valle dell´Esino rimanda al 3 dicembre 1186, quando l´imperatore Enrico IV, padre di Federico II, concesse ai monaci Camaldolesi dell´Eremo di San Michele nel territorio del Massaccio (oggi Cupramontana) di costruire molini su entrambe le sponde del fiume Esino. In una bolla del papa Innocenzo III del 20 marzo 1199 si parla della presenza di molini appartenenti all´Abbazia di Sant´Elena nel tratto del torrente Esinante, affluente dell´Esino. Ma tutti gli affluenti dell´Esino e l´Esino stesso erano ricchi di molini: nel 1295 in un tratto di fiume lungo appena sette chilometri, da Scisciano a Moie, se ne contavano sette. A Jesi, invece, in un tratto di quindici chilometri si contavano ben 30 molini. Nel 1295 il Comune di Jesi acquistò più di quaranta molini posti sia intorno alla città sia nelle zone limitrofe, monopolizzando così la macinatura. Nel corso del Trecento e del Quattrocento nel Contado di Jesi i molini si ridussero enormemente tanto che ne rimasero solo quattro: due urbani, uno nell´attuale via Molino e l´altro presso Porta Valle, e due nel territorio limitrofo, uno presso l´odierna frazione di Angeli di Rosora e l´altro, detto molino della Torre, in territorio di Maiolati. Oltre a questi molini pubblici ricordiamo anche alcuni molini privati come il molino Franciolini di Castelplanio, appartenente alla nobile famiglia jesina, e il molino Marcelletti posto nei pressi del ponte di Scisciano. Quest´ultimo, voluto da Salvatore Marcelletti di Maiolati, fu realizzato nei primissimi anni del Novecento e fu l´ultimo molino ad acqua della media Vallesina. <br /> <b>Il molino della Torre in Maiolati</b><br /> Del molino della Torre o delle Torrette non ci sono pervenute molte notizie. Di esso non si conosce né l´anno della sua prima edificazione né chi ne fosse il più antico proprietario. Di certo sappiamo soltanto che nel XV sec. era uno dei quattro molini a grano appartenenti alla città di Jesi. Vista la specificazione "della Torre" si deve ritenere che originariamente nelle vicinanze del molino sorgesse una torre. Tuttavia la mancanza di informazioni ci rende difficile riuscire a capire di che tipo di torre si trattasse. <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-59.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <br /> <b>Le vicende del molino: dalle origini agli inizi del XX secolo</b><br /> <br /> <b>Le origini</b><br /> Il molino della Torre, edificato nel fondovalle a poche centinaia di metri dal fiume Esino, e quello di Rosora erano gli unici due molini di proprietà della Comunità di Jesi ubicati lungo l´asse fluviale. Il territorio circostante il molino era, intorno al XII sec., soggetto all´autorità dei signori dei castelli limitrofi. I più vicini al molino erano senz´altro i signori del castello di Moie il cui castello era posto non lontano dall´abbazia di S. Maria. Nonostante fosse l´ipotesi più logica, quella dell´appartenenza del molino ai signori di Moie appare invece la più improbabile, non fosse altro che per una questione strategica. Per loro, infatti, sarebbe stato più pratico nonché più facilmente difendibile, un molino costruito sulla sponda sinistra del fiume piuttosto che su quella destra. Se ne potrebbe soltanto ipotizzare la proprietà nel 1201, quando i signori di Moie, dopo la distruzione del loro castello, divennero cittadini di Jesi e il molino entrò in possesso della comunità Jesina. &EGRAVE più plausibile allora ipotizzare l´originale appartenenza del molino ai conti di Morro Panicale (Castelbellino) considerando che il territorio che oggi è di Monte Roberto e di Maiolati, con la pianura sottostante, allora era sotto la loro giurisdizione. Non possiamo però averne certezza dal momento che del molino non si fa alcun cenno nella descrizione dei beni del territorio di Morro redatto nel 1219. <br /> Oltre che appartenente ai feudatari laici il territorio era per larga parte anche di proprietà della Chiesa (molti i possedimenti di chiese, abbazie, monasteri e anche del vescovo di Jesi). Alla destra del fiume Esino, già dal XII secolo, è segnalata la presenza del ricco (in termini di possedimenti terrieri) monastero di San Sisto. Escludendo che il molino potesse appartenere alle molteplici chiese minori, tutte quasi prive di possedimenti o risorse economiche, presenti sul tratto che dall´Abbazia di San Sisto porta al molino della Torre, l´ipotesi più plausibile è che esso fosse di proprietà o del monastero di San Sisto o del vescovo di Jesi. Avendo i monaci di San Sisto la necessità di macinare il grano prodotto, è possibile che abbiano costruito una chiusa sul fiume ed eretto il molino. Come riportato da Ceccarelli, risulta dai Catasti Jesini del 1294-1295 che il monastero di San Sisto nel corso del XIII secolo possedeva vari molini, tra i quali c´era molto probabilmente lo stesso molino della Torre.<br /> Tra la fine del XII agli inizi del XIII secolo il Comune di Jesi iniziò la sua spinta espansionistica che lo condusse a sostituirsi ai signori locali, impossessandosi di vari castelli limitrofi (come quelli di Moie, Morro Panicale (Castelbellino), Apiro, Serra San Quirico e via via tutti quelli dell´intera valle) e di quei beni che avrebbero garantito una continua rendita, come i molini appunto. Tra il 1295 e il 1297 il Comune acquistò un gran numero di molini monopolizzando così la macinatura sia in città sia in gran parte del contado, ma non è stato possibile verificare se tra di essi ci fosse il nostro molino della Torre. Del molino della Torre, anche chiamato in alcuni documenti "molino delle Torrette", se ne parla intorno alla metà del Quattrocento come molino pubblico.<br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-60.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>La torre</b><br /> Dagli inventari tenuti dai vari affittuari che negli anni subentrarono nella gestione del molino possiamo dedurre che almeno fino al giugno del 1544 la torre esisteva. Una delle tre macine, infatti, viene indicata come "La macina de verso la torre". Questa espressione, la quale ci accerta con sicurezza la presenza della torre, non ci da però nessuna delucidazione sull´ubicazione, la specificità e l´utilizzo della torre stessa. Non sappiamo se la torre menzionata fosse parte strutturale del molino stesso e quindi strettamente legata al suo funzionamento, oppure se il molino fosse costruito accanto o sotto una casa-torre, o se la torre fosse solamente una costruzione posta nelle immediate vicinanze del molino. Della torre, dunque, non sappiamo praticamente nulla se non che essa diede prima il nome al molino e poi, nell´Ottocento, alla stessa località su cui sorgeva che venne chiamata "contrada Torrette", oggi "via Torrette". <br /> Riguardo la torre, che anticamente doveva sorgere accanto al molino, possiamo avanzare soltanto delle ipotesi. L´ipotesi più verosimile è che si trattasse di una torre isolata ubicata nelle vicinanze del molino, utilizzata ovviamente come difesa ma in particolar modo per segnalazioni notturne all´interno di un sistema di altre torri poste lungo la valle dell´Esino. Il toponimo "torrette", infatti, potrebbe far riferimento proprio a questo sistema di strutture di comunicazione. Un´altra ipotesi valida è che la torre fosse di vedetta per il controllo di quanti attraversavano il fiume con la barca o della non lontana strada Flamenia (attuale strada Clementina o Strada Provinciale 76) che passava davanti all´Abbazia di Santa Maria delle Moie. Un´ultima ipotesi indica la torre come casa- torre adibita all´allevamento di colombi o piccioni.<br /> <br /> <b>L´importanza del molino nelle vicende storiche</b> <br /> Il molino della Torre, essendo una sicura e redditizia fonte di guadagno, assunse grande importanza sia per la Comunità di Jesi, che ne era proprietaria e che lo tutelò per decenni proibendo la costruzione di altri molini e provvedendo periodicamente alla sua manutenzione, sia per la popolazione delle zone limitrofe. Questo il motivo per cui le sue vicende furono particolarmente care alla pubblica autorità.<br /> Elenco qui alcuni esempi esplicativi di quanto appena affermato:<br /> - Il 10 marzo 1682 Vincenzo Franciolini a Antonio Francesco Stracca, mentre si apprestavano a rifare il nuovo vallato del molino Franciolini, firmarono un documento col quale assicurarono di risarcire ogni eventuale danno che potesse essere arrecato alla chiusa del vallato che portava l´acqua al molino della Torre.<br /> * Il 2 settembre 1755 veniva emessa una sentenza per una lunga causa che vide contrapposti Nicolò Antonio Amadio di Maiolati e la città di Jesi per quasi un cinquantennio. Il motivo di tale contrasto era la costruzione, iniziata da Amadio su un territorio di sua proprietà in località Forcone a Monte Roberto, di un molino. Per via della poca distanza che divideva i due opifici, Jesi lo ritenne dannoso per quello della Torre e riuscì ad ottenere la condanna per Amadio a demolire il fabbricato. Questo, però, grazie ad un compromesso, non venne demolito ma trasformato in abitazione.<br /> * Nel 1765 si dovette provvedere a ristrutturare il molino della Torre e il ponte sull´Esino. Per affrontare le ingenti spese Jesi volle tassare anche i beni ecclesiastici, con conseguente avversione degli ecclesiastici stessi. Jesi riuscì infine nel suo intento e, grazie ad un espediente giuridico, vennero tassati anche quei beni. <br /> Quest´ultimo evento, oltre che farci comprendere l´importanza che il molino aveva per il territorio di Jesi e dintorni, porta alla luce anche un particolare storico rilevante. Finora dalle notizie storiche in nostro possesso era sempre emerso che il primo ponte sull´Esino, in quella che oggi è via Torrette, fosse stato costruito soltanto negli anni ottanta dell´Ottocento. Quanto sopra riportato, invece, ci rivela che già nel XVIII secolo ne esisteva uno a garantire l´unione tra il territorio di Moie e quello di Maiolati e degli altri castelli limitrofi. <br /> <br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-61.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>Nuovi proprietari</b><br /> Finché il molino rimase di proprietà della Comunità di Jesi la città lo tutelò essendo esso un sicura fonte di guadagno. La comunità jesina, come abbiamo visto, provvedeva alla manutenzione dell´edificio, del vallato, della chiusa e proibiva categoricamente la costruzione di altri molini. Cessata la proprietà pubblica la cura dell´opificio passò ai vari proprietari che si susseguirono.<br /> <br /> <b>I Marchesi Pallavicino di Genova</b><br /> Durante il periodo napoleonico il molino della Torre finì nelle mani del Regio Demanio. Con la caduta di Napoleone la proprietà del molino passò dal Regio Demanio alla Pontificia Reverenda Camera Apostolica e successivamente, il 4 dicembre 1823, venne acquisito, insieme a quelli di Jesi, dai Marchesi Pallavicino di Genova che se li era aggiudicati in un´asta. <br /> I Pallavicino risistemarono i vallati dei due molini urbani di Jesi e quello del molino della Torre edificando anche nuove chiuse. Nel 1855 la corte del molino della Torre, circa 0,0130 ha nella zona di Maiolati/Boccolina, era di proprietà di Stefano Ludovico Pallavicino. Nel 1870 i Pallavicino acquistarono una novantina di ettari di terreno appartenenti all´Abbazia di S. Maria di Moie e nel 1901 il Marchese Domenico Pallavicino, figlio di Stefano, risultava proprietario di oltre 57 ha a destra dell´Esino (sempre nella zona Maiolati/Boccolina) e di circa 183 ha a sinistra (nel territorio di Moie). <br /> I Pallavicino appartengono ad un´illustre famiglia le cui origini si ricollegano a quelle degli Estensi, dei Malaspina e dei Marchesi di Massa. Essi dominarono nel territorio fra Parma, Piacenza e Cremona che andò a costituire un vero e proprio feudo autonomo, con centro in Busseto: lo "Stato dei Pallavicino".<br /> Il capostipite della famiglia fu Oberto detto Pelavicino (m. 1148) da cui venne il nome, poi lievemente mutato, della famiglia. Dai figli Guglielmo e Alberto il Greco si originarono i due rami della famiglia: da Guglielmo ebbero origine i Pallavicino di Lombardia; da Alberto nacquero i Pallavicino di Genova. <br /> Il 17 gennaio 1894 morì a Genova Tobia Pallavicino, padre di Stefano Ludovico e quindi nonno di Domenico. Domenico ereditò dal nonno numerosi beni fra cui alcuni posti nel territorio di Maiolati: la chiusa e l´antico canale dei molini di Jesi, circa 240 ha di terreno agricolo e il molino a 4 macine della Torre posto tra via Vallati e via Boccolina, con relativa chiusa e canale. Ereditò anche la casa del mugnaio e quella ad uso magazzino.<br /> Domenico morì nel 1928. Alla sua morte gli eredi vollero onorarne la memoria cedendo, il 2 dicembre 1931, un appezzamento di terreno affinchè accanto alla chiesa di S. Maria di Moie sorgesse un asilo infantile. Esso è tutt´oggi esistente come scuola materna privata intitolata allo stesso Domenico Pallavicino.<br /> <br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-62.jpg" alt="" width="491" height="313" align="right" /> <b>Settimio Urbani e la nascita della centrale idroelettrica</b><br /> Il 19 dicembre 1906 il molino viene ceduto da Domenico Pallavicino a Settimio Urbani. Urbani era un uomo lungimirante che colse subito l´importanza che l´energia elettrica rivestiva nel processo di industrializzazione di un paese prevalentemente agricolo come era l´Italia del tempo. Si dichiarò disponibile a cedere gratuitamente, nel caso ne fosse sorta la necessità, l´appoggio dei fili del telefono sui pali di sua proprietà e provvedette a restaurare gli edifici, murare il tratto finale del canale vallato e affiancare all´antico opificio una centrale idroelettrica. La costruzione della centrale portò a sacrificare una macina del molino. Quando venne ceduta ad Urbani da Domenico Pallavicino, infatti, il molino aveva ancora 4 macine; dopo la ristrutturazione tornò ad averne 3 come nei tempi più antichi. Una parte dell´edificio che ospitava il molino venne quindi demolito per far spazio alla fabbrica. <br /> Dopo la morte di Urbani (1917) il molino e la centrale passò ai suoi figli (Ubaldo, Urbano, Elisa, Gentilina). Il molino restò attivo fino al 1922 mentre la centrale, sotto la guida dei figli di Settimio, continuò ancora la produzione di energia. Gli ultimi mugnai furono i Vitali (Giuseppe, suo figlio Vitaliano e Angelo Vitali).<br /> <br /> <br /> <b>La chiusa del molino</b><br /> La chiusa del molino e della centrale elettrica era posta all´altezza della stazione ferroviaria di Casteplanio, a circa 200 m a valle della chiusa Franciolini. <br /> Per resistere meglio alla pressione dell´acqua aveva la forma leggermente concava. Ubicata sempre nello stesso luogo, venne però più volte ricostruita a causa delle numerose piene dell´Esino. L´ultima ricostruzione avvenne nel 1880 ma anche questa edificata venne poi abbattuta dalla furia del fiume in piena nel novembre 1944 insieme alla chiusa Franciolini. <br /> La chiusa innalzata nel 1880 venne costruita piantando numerosi pali di quercia sul letto del fiume e riempiendo gli spazi fra un palo e l´altro con pietre e ghiaia murate con calce idraulica e poco cemento. Il lato che si opponeva all´acqua, quello di forma concava, era obliquo rispetto all´acqua, mentre il lato opposto era costruito a gradini in modo che, una volta raggiunto il livello desiderato, la parte di acqua che non serviva ad alimentare il vallato scendesse a valle in piccole cascatelle, senza aumentare troppo la velocità.<br /> Sopra la cresta della chiusa erano posti, a circa ottanta centimetri l´uno dall´altro, numerosi ferri a forma di L. Essi servivano da aggancio per spessi tavoloni di quercia che avevano il compito di innalzare ulteriormente l´altezza delle paratie.<br /> Sul lato destro idrografico c´erano gli edifici di presa e lo scaricatore. Quest´ultimo, collegato a un canale, serviva a rimettere al fiume, qualche decina di metri a valle della chiusa, l´acqua in eccesso. L´accesso dell´acqua allo scaricatore era regolato da una paratia, fatta anch´essa di tavoloni di quercia, che si poteva alzare o abbassare per mezzo di un pesante meccanismo costituito da una grossa vite, alla cui estremità era collegata la paratia, e mosso da una manovella a forma di ruota. I muri dello scaricatore erano fatti di pietre murate con calce idraulica e ghiaia, mentre il pavimento era completamente fatto a mattoni. Allo stesso modo (muri in pietre murate e pavimento in mattoni) era costruito l´edificio di presa del vallato. <br /> Dall´edificio di presa partiva il vallato che terminava con la vasca di carico del molino e della centrale idroelettrica posta a circa due chilometri e mezzo. Parallelo al vallato per alcune decine di metri correva lo sfioratore, un muro che aveva lo scopo di regolare la quantità di acqua nel vallato. Poco dopo l´inizio del vallato sullo stesso fu costruito un ponticello che permetteva di attraversarlo. Oggi il ponticello non esiste più e neppure l´inizio del vallato è più visibile. La chiusa invece, seppur devastata dalla piena del 1944, è tuttora visibile nei suoi ruderi: sul fiume ancora oggi si vedono i pezzi della chiusa, grossi massi composti di pietre e ghiaia, pali e tavoloni di quercia. <br /> La chiusa nell´ultimo periodo della sua esistenza era custodita dalla famiglia Cesaroni che abitava lì vicino. <br /> <br /><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-63.jpg" alt="" width="313" height="491" align="right" /> <b>Il ponte sull´Esino</b><br /> Il fiume Esino attraversa il nostro Comune all´altezza del suo corso medio e ne divide in due il territorio: alla sua destra il colle su cui si erge l´antico castello e capoluogo di Maiolati, alla sua sinistra il centro urbano di Moie che da frazione comprendente soltanto l´abbazia e poche case si è sviluppata, quasi esclusivamente nell´ultimo decennio del XX secolo, diventando un punto di riferimento per il commercio e i servizi sia per gli abitanti del nostro comune sia per quelli dei paesi limitrofi. Ad unire il territorio di Moie e quello di Maiolati vi è e vi era in passato il ponte di via Torrette che, come abbiamo già precedentemente detto, è stato più volte distrutto dalle piene e ricostruito. <br /> Nel 1944 il ponte, costruito con poderose travi di quercia, venne incendiato dalle truppe tedesche in ritirata. Venne riparato nel 1946 ma la sua struttura fu nuovamente resa precaria da una nuova piena del fiume. Il ponte di via Torrette fu allora costruito in cemento armato dalla ditta Fabbretti e Bonci di Cupramontana. Ultimato nel 1963, fu inaugurato il 18 aprile 1964 alla presenza del sindaco Umberto Cascia, delle "Autorità Ecclesiastiche, Militari e Civili, Provinciali e Locali" e dell´On. Umberto Delle Fave. Il ponte non ebbe comunque vita tranquilla nemmeno dopo la costruzione in cemento armato. Esso, infatti, risultò negli anni troppo stretto per le esigenze del traffico, tanto che è stato poi completamente rifatto, inglobando anche gli antichi pilastri, tra il luglio e il dicembre 2006. Aperto al pubblico il 22 dicembre, è stato ufficialmente inaugurato il 27 gennaio 2007, data attesa dai tanti abitanti del luogo che hanno vissuto il disagio della chiusura del ponte. <br /> Dal momento che sono bastati pochi mesi di chiusura del ponte suddetto per creare difficoltà negli spostamenti alla popolazione del luogo viene da chiedersi come comunicassero i due centri (quello di Moie e quello di Maiolati) in passato, quando il ponte non era ancora stato costruito. <br /> <br /><br /> <b>Trasporto sul fiume: la barca</b><br /> In passato l´attraversamento dei fiumi in assenza di ponti costituiva un problema di non sempre facile soluzione. In estate si poteva tentare il passaggio guadando il fiume nei punti in cui l´acqua era bassa, ma in inverno ciò non era possibile e occorreva servirsi dei passi pubblici a pagamento gestiti dai privati. Per trasportare cose o persone si utilizzavano le barche o le zattere legate con corde da una riva all´altra. <br /> Prima dell´esistenza del ponte di via Torrette sul posto c´era una barca che veniva gestita dagli affittuari che si susseguivano nella gestione del molino della Torre. Essi naturalmente si avvalevano della collaborazione di un barcarolo.<br /> Come abbiamo già visto, i documenti ci informano del fatto che già nel Settecento sul fiume era presente un piccolo ponte di legno, ma esso venne più volte ricostruito (come avvenne nel 1765) e, non essendo di grande consistenza, venne distrutto da una piena.<br /> In mancanza del ponte piuttosto che guadare il fiume era sicuramente più comodo servirsi della barca. L´unica nota a sfavore era quella di dover pagare il passaggio. Questo fu motivo di frequenti proteste da parte dei parrocchiani di Moie, che dovevano pagare ogniqualvolta si dovevano recare a Maiolati per chiedere l´intervento di un medico, e dei Consiglieri Comunali che abitavano sulla riva sinistra, i quali dovevano pagare anch´essi per recarsi alle sedute. Il Consiglio della Comunità di Maiolati fece una seduta il 18 novembre 1821 per trovare un accordo con il barcarolo per il pedaggio da pagare. Si giunse a questa conclusione: dietro pagamento, da parte della comunità, di una somma il barcarolo avrebbe traghettato sia i parrocchiani che ne avevano bisogno sia i Consiglieri Comunali. Anche il Famiglio, ossia il Messo comunale, ottenne il pedaggio gratuito nel caso in cui avesse dovuto attraversare il fiume per questioni di lavoro. <br /> Oltre che del pagamento del pedaggio (che si aggirava intorno alle 30/40 lire), il barcarolo aveva anche bisogno del consenso dei proprietari dei terreni per attraccare sugli stessi. Di norma il permesso veniva concesso, ma talvolta, a causa delle piene, il cambiamento del corso del fiume portava alla modifica del punto di attracco e poteva succedere che il permesso venisse negato e sorgessero liti.<br /> <br /><br /> <img src="http://win.lamemoriadeiluoghi.it/comune-maiolati/comune-maiolatai-molino/la-memoria-dei-luoghi-it-64.jpg" alt="" width="313" height="491" align="right" /> <b> Ricostruzione storica delle distruzioni e delle ristrutturazioni del ponte sull´Esino</b><br /> 1765: una piena del fiume Esino rende inutilizzabile la struttura lignea originaria del ponte.<br /> Anni ´80 dell´Ottocento: viene costruito un ponte in legno di 114 metri di larghezza, composto da 19 campate. <br /> Le numerose piene del fiume e il rifacimento della vicina chiusa Pallavicino, avvenuta nel 1900 per volere del Marchese Domenico Pallavicino e determinante il rialzo del fiume, diedero vita difficile al ponte.<br /> 1922-1923-1926: anni in cui il ponte viene restaurato nel timore che le acque dell´Esino lo demolissero. <br /> 1938-1941: il podestà Arrigo Cinti, preoccupato per l´isolamento della frazione di Moie, affida alla ditta Emilio Frezzotti la ricostruzione del ponte in legno. <br /> 1944: il ponte viene incendiato dai tedeschi in ritirata. I danni fortunatamente non furono eccessivi e fu possibile rendere la struttura parzialmente transitabile ai pedoni. <br /> 1946: una nuova piena del fiume rende nuovamente precaria la struttura. <br /> 1963-1964: il ponte viene ricostruito, stavolta in cemento armato, dalla ditta Fabbretti e Bonci di Cupramontana.<br /> 1991: una piena disastrosa compromette in parte la stabilità del ponte. <br /> 2006-2007: il ponte viene completamente ricostruito e ampliato. <br /> <br /> <br /> <br /> <i> di Simona Bacci</i><br /> <br /> <b>BIBLIOGRAFIA</b><br /> Ceccarelli Marcello, <i>Il molino della Torre in Maiolati Spontini ed i suoi dintorni,</i> Comune di Maiolati Spontini, Tipografia U.T.J., Jesi 2009.</p>
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