Cerreto D'EsiIl progetto La Memoria dei Luoghi è stato ideato dal Sistema Museale della Provincia di Ancona con il sostegno della Provincia di Ancona e della Regione Marche, per raccogliere, conservare, rendere disponibile tramite il web, la ricca documentazione del nostro territorio.http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi2016-01-26T06:42:10+00:00La Memoria dei Luoghisimonedigrandi.ag@gmail.comJoomla! - Open Source Content ManagementGIUSEPPINA VITALI - BIOGRAFIA2015-10-15T13:55:30+00:002015-10-15T13:55:30+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi/71-giuseppina-vitali-biografiaFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Giuseppina Vitali nasce il 1 Marzo 1845 a Odessa, in Russia (attuale Ucraina); figlia di raffaele Vitali, famoso e stimato tenore cerretano, e di Claudia Ferlotti,a nch'essa affermata cantante.<br /> Figlia d'arte, sin dall'infanzia respira la musica in famiglia, seguendo i genitori in giro per il mondo e attingendo al talento musicale degli zii materni e paterni.<br /> Il padre Raffaele dopo aver intrapreso la carriera di tenore finita troppo presto per un abbassamento inesorabile della voce, si dedica al mestiere di agente e di insegnante. Apre a Bologna una scuola di canto dove nasceranno molti nuovi talenti; ma il maggior merito dei coniugi Vitali rimane l'aver istruito magistralmente la loro figlia Giuseppina all'arte del canto.</p>
<p>Giuseppina esordisce nel 1863, appena diciottenne, a Modena nel "Rigoletto", con il ruolo di Gilda. Già dalle prime esibizioni ottiene delle ottime critiche ed il pubblico si mostra entusiasta.<br /> Si esibisce a Bologna, Forlì e, l'anno successivo, viene scritturata per Londra. La sua carriera è un crescendo senza fine: Roma, Firenze, Napoli, Germania, Spagna e Russia. <br /> Canta tra le altre nel "Trovatore", nella "Sonnambula", ne "Il barbiere di siviglia". <br /> Appena riesce a trovare un attimo libero, però, con la sua famiglia ritorna sempre a riposarsi nel suo porto sicuro, a Cerreto d'Esi.</p>
<p>Nel 1865 è a Parigi dove ha l'onore di incontrare Gioacchino Rossini e viene invitata ad esibirsi nel suo salotto: in quell'occasione Rossini si complimenterà molto con la cantante definendola "la più brava delle sue Desdemone" e scriverà per lei delle fioriture per il brano "La cavatina della gazza ladra".<br /> In quegli anni la sua carriera già splendente viene ulteriormente impreziosita dall'incontro con un altro grande maestro: Giuseppe Verdi. Anch'egli, nonostante la sua nota ritrosia e riservatezza, in un breve incontro non manca di complimentarsi con quel piccolo portento e di suggerirle di cantare la sua "Traviata".</p>
<p>La carriera di Giuseppina, Fifina per i familiari, continua senza sosta, di successo in successo: nel 1871 si esibisce al Cairo, per l'inaugurazione del Teatro vicereale, ed è lì che incontra il suo futuro marito, il tenore romano Augusto Paoletti. I due avranno un amtrimonio felice dal quale nasceranno tre figlie: Claudina, che purtroppo morirà in tenera età, Ida e Augusta.<br /> La loro vita continua serena e piena di successi sino a che, nel 1887, Augusto muore improvvisamente per una caduta da cavallo. <br /> Fifina è distrutta dal dolore ed entra in uno stato di tristezza che non la lascerà più. Di questi anni sono infatti le sue poesie più tristi e piene d'angoscia.<br /> Nel 1892 ritorna a fatica ad esibirsi ed ottiene nuovi successi nell'"Otello" e nella "Traviata". Il canto però non riesce più a renderla felice e così, poco dopo, si ritira definitivamente dalle scene per dedicarsi unicamente all'insegnamento e alla scrittura di poesie e canzoni.</p>
<p>Ormai prevalgono in lei sentimenti di solitudine e di tristezza, e il 15 Febbraio 1915 Giuseppina muore improvvisamente nella sua casa di Roma. <br /> Il mondo della lirica è in lutto e si stringe intorno al ricordo di quella splendida voce.</p>
<p><em>di Marika Ragni</em></p>
<p> </p>
<p>BIBLIOGRAFIA:</p>
<p>Marisa Ciancioni Vitali "Giuseppina Vitali. La piccola stella che commosse Rossini e Verdi." Comune di Cerreto d'Esi, Maggio 2003</p>
<p><img src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/logo2/separatore.jpg" alt="" width="600" height="5" /></p><p>Giuseppina Vitali nasce il 1 Marzo 1845 a Odessa, in Russia (attuale Ucraina); figlia di raffaele Vitali, famoso e stimato tenore cerretano, e di Claudia Ferlotti,a nch'essa affermata cantante.<br /> Figlia d'arte, sin dall'infanzia respira la musica in famiglia, seguendo i genitori in giro per il mondo e attingendo al talento musicale degli zii materni e paterni.<br /> Il padre Raffaele dopo aver intrapreso la carriera di tenore finita troppo presto per un abbassamento inesorabile della voce, si dedica al mestiere di agente e di insegnante. Apre a Bologna una scuola di canto dove nasceranno molti nuovi talenti; ma il maggior merito dei coniugi Vitali rimane l'aver istruito magistralmente la loro figlia Giuseppina all'arte del canto.</p>
<p>Giuseppina esordisce nel 1863, appena diciottenne, a Modena nel "Rigoletto", con il ruolo di Gilda. Già dalle prime esibizioni ottiene delle ottime critiche ed il pubblico si mostra entusiasta.<br /> Si esibisce a Bologna, Forlì e, l'anno successivo, viene scritturata per Londra. La sua carriera è un crescendo senza fine: Roma, Firenze, Napoli, Germania, Spagna e Russia. <br /> Canta tra le altre nel "Trovatore", nella "Sonnambula", ne "Il barbiere di siviglia". <br /> Appena riesce a trovare un attimo libero, però, con la sua famiglia ritorna sempre a riposarsi nel suo porto sicuro, a Cerreto d'Esi.</p>
<p>Nel 1865 è a Parigi dove ha l'onore di incontrare Gioacchino Rossini e viene invitata ad esibirsi nel suo salotto: in quell'occasione Rossini si complimenterà molto con la cantante definendola "la più brava delle sue Desdemone" e scriverà per lei delle fioriture per il brano "La cavatina della gazza ladra".<br /> In quegli anni la sua carriera già splendente viene ulteriormente impreziosita dall'incontro con un altro grande maestro: Giuseppe Verdi. Anch'egli, nonostante la sua nota ritrosia e riservatezza, in un breve incontro non manca di complimentarsi con quel piccolo portento e di suggerirle di cantare la sua "Traviata".</p>
<p>La carriera di Giuseppina, Fifina per i familiari, continua senza sosta, di successo in successo: nel 1871 si esibisce al Cairo, per l'inaugurazione del Teatro vicereale, ed è lì che incontra il suo futuro marito, il tenore romano Augusto Paoletti. I due avranno un amtrimonio felice dal quale nasceranno tre figlie: Claudina, che purtroppo morirà in tenera età, Ida e Augusta.<br /> La loro vita continua serena e piena di successi sino a che, nel 1887, Augusto muore improvvisamente per una caduta da cavallo. <br /> Fifina è distrutta dal dolore ed entra in uno stato di tristezza che non la lascerà più. Di questi anni sono infatti le sue poesie più tristi e piene d'angoscia.<br /> Nel 1892 ritorna a fatica ad esibirsi ed ottiene nuovi successi nell'"Otello" e nella "Traviata". Il canto però non riesce più a renderla felice e così, poco dopo, si ritira definitivamente dalle scene per dedicarsi unicamente all'insegnamento e alla scrittura di poesie e canzoni.</p>
<p>Ormai prevalgono in lei sentimenti di solitudine e di tristezza, e il 15 Febbraio 1915 Giuseppina muore improvvisamente nella sua casa di Roma. <br /> Il mondo della lirica è in lutto e si stringe intorno al ricordo di quella splendida voce.</p>
<p><em>di Marika Ragni</em></p>
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<p>BIBLIOGRAFIA:</p>
<p>Marisa Ciancioni Vitali "Giuseppina Vitali. La piccola stella che commosse Rossini e Verdi." Comune di Cerreto d'Esi, Maggio 2003</p>
<p><img src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/logo2/separatore.jpg" alt="" width="600" height="5" /></p>GLI STATUTI DI CERRETO2015-10-29T05:20:29+00:002015-10-29T05:20:29+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi/332-gli-statuti-di-cerretoFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Gli statuti di Cerreto nascono in un’epoca di grande interesse culturale, politico, scientifio ed artistico. La loro definizione risale per lo più agli ultimi decenni del Quattrocento, periodo in cui molti dei Comuni avevano trovato un assetto pressoché definitivo. Nella maggior parte di questi documenti (ed è il caso anche di Cerreto) si ritrovano schemi ricorrenti: vi si tratta, nell’ordine,<br /> di cariche pubbliche e delle festività, del diritto e della procedura civile, della procedura penale, della polizia urbana, della sanità, dell’igiene, delle consuetudini, dell’edilizia; ed infine della prevenzione e la punizione per i danni arrecati soprattutto alla agricoltura. Tali norme si rendono necessarie per fissare consuetudini che spesso già caratterizzano la vita cittadina, ma anche<br /> per porre freno ad abitudini dannose o negative per la comunità, per evitare prepotenze e giudizi, per tutelare la sicurezza privata e pubblica, per fissare i confii, per regolare insediamenti, per regolamentare la presenza di forestieri, l’uso di beni preziosi come i raccolti e le acque.<img style="float: right;" src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/cerreto1.jpg" alt="" /><br /> Dopo un periodo storico difficile, per saccheggi, tirannie e soprusi, il Comune di Fabriano concede a Cerreto di dotarsi di uno statuto, per darsi regole che fissano in articoli il punto di riferimento per la vita associata e privata.<br /> “Se non ha il pregio di essere dei più antichi, è dei meglio ordinati, e in qualche articolo, dei più chiari” afferma lo storico ottocentesco Carisio Ciavarini; quello di cui stiamo parlando “evidentemente è il primo codice scritto di assai remote consuetudini degli uomini di quel castello, ed ha il pregio della semplicità e della brevità”.<br /> </p>
<p>Nell’anno 1537 “l’Università e gli uomini del castello nella loro generale adunanza di un uomo per foco, volendo vivere sotto statuto per la pace, unione e del buon vivere, de comune concordia senza contraddizione alcuna”, diedero “aucthorita et remissione a tre massari del castello i quali fecessero et fessero fare dicti statuti”. Si tratta di “Lorenzo de Thomasso, Damiano de Andrea, et Gratioso de Thomasso, quali hanno fatto componere dicto statuto”.<br /> Tra il 1538 ed il 1539 i settantasei articoli dello statuto, che si ritrovano nel codice, entrano in vigore formalmente, dopo la revisione degli organi superiori: il Comune di Fabriano li conferma il 30 ottobre 1538.<br /> Il Ciavarini aggiunge, ricavando le proprie informazioni dai testi originali, che lo statuto del 1537 fu successivamente approvato il 7 marzo 1539 ed il 18 agosto 1539 in Macerata dal Legato pontifiio a latere della Marca Anconitana, Cardinale Pio da Carpi.<br /> Dalla lettura degli stessi articoli si desumono lo spirito religioso, il rispetto delle festività, la struttura del governo del comune, le modalità di elezione, i caratteri della amministrazione dei beni pubblici, gli obblighi dei castellani e dei forestieri, le monete in uso, i rispetto dei boschi, il rapporto con la comunità di Fabriano.<br /> Il potere esecutivo è esercitato da un Castellano, che presiede le adunanze stesse.<br /> Al momento di esercitare la <em>castellanìa</em>, giurerà fedeltà agli statuti nelle mani del Priori o del Cancelliere del Comune di Fabriano, registrerà in un libro tutte le entrate derivanti da multe ai delinquenti, sarà tenuto a varie incombenze,<br /> tra le quali quella di rispettare le grazie fatte dalla adunanza, raddoppiare le multe in tempo di guerra o di peste, servirsi del <em>balio </em>per la esecuzione dei suoi ordini, fare nettare le fonti, le strade, il pozzo, quando lo ritiene necessario e comunque almeno a Natale ed a Pasqua.</p>
<p><br /> Per le eventuali inadempienze potrà essere querelato davanti ai giudici di Fabriano; le norme specifiano inoltre quanto è di sua spettanza in termini economici e la fonte della provenienza.<br /> A lui ed agli altri amministratori, mentre sono in carica, si deve il massimo rispetto.<br /> Accanto a lui i “quattro vecchi”, indicati nei libri dei consigli come “li quattro”; essi, insieme al Castellano, curano il libro della contabilità del Camerlengo, annotando “entrate e uscite”; sono scelti tra dodici, durano in carica un anno e non possono essere rieletti prima di tre anni, come il Sindaco, che dura in carica quattro mesi ed è scelto su una rosa di tre “homini”: questi giura davanti al Castellano ed ai Quattro.<br /> Alle dipendenze di questi magistrati è un <em>balio </em>che ha potere sulle guardie, ad essi ogni anno si affincano due stimatori dei “danni dati” e due “gualdari” che devono individuare i danni, soprattutto nei boschi, ed esercitano il loro ufficio per due mesi o, a loro scelta, uno per mese.<br /> È proibito fare legna per fornace nel monte, far “frasca”, tenere più di due capre e di due porci da carne all’interno del centro abitato. Alcuni decenni più tardi, nei registri dei Consigli, si parla della proibizione di “carpir arboli come bedulli”.<br /> Regolamenti, ordini, gabelle, prezzi, grazia di pene saranno stabiliti in pubblica adunanza. La comunità deve in ogni momento rispetto a chi rappresenta il potere.<br /> Altrettanto chiare sono le pene previste per chi reca danno alla proprietà pubblica, con particolare severità ed attenzione alle mura, alle strade, ai fossati, alla parte fortificata.<br /> La vita cittadina che si svolge all’interno delle mura vede uno dei momenti più democratici e qualifianti nello svolgersi delle adunanze, nel corso delle quali chi interviene sale su un seggio; il servizio di guardia prevede sorveglianza attenta “in vari lochi: la torre, la porta (quella accanto alla “chiesa”), la mandola, la porta de sotto, il torrone dell’agostino”.<br /> Degna di attenzione anche la parte relativa ai bastioni:<br /> ”quando che saranno costruiti i bastioni intorno al castello per difesa.. “non sia niuno che ardisca ne presumme del ditto castello o abitante in esso de sfassiare ditti bastioni annigiuno tempo (…) lo accusatore.. sia tenuto segreto”.<br /> Per la sicurezza del Castello, in pace ed in guerra chi, tra gli uomini, ha una età compresa tra i quindici ed i sessanta anni può essere chiamato, a secondo di quanto disporrà il Castellano.</p>
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<p><em><span style="font-family: Palatino-Roman; font-size: 10pt; color: #000000; font-variant: normal;"><span style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">AA.VV. Guida di Cerreto d'Esi. La storia, l’arte, i musei, Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.</span></span></em></p><p>Gli statuti di Cerreto nascono in un’epoca di grande interesse culturale, politico, scientifio ed artistico. La loro definizione risale per lo più agli ultimi decenni del Quattrocento, periodo in cui molti dei Comuni avevano trovato un assetto pressoché definitivo. Nella maggior parte di questi documenti (ed è il caso anche di Cerreto) si ritrovano schemi ricorrenti: vi si tratta, nell’ordine,<br /> di cariche pubbliche e delle festività, del diritto e della procedura civile, della procedura penale, della polizia urbana, della sanità, dell’igiene, delle consuetudini, dell’edilizia; ed infine della prevenzione e la punizione per i danni arrecati soprattutto alla agricoltura. Tali norme si rendono necessarie per fissare consuetudini che spesso già caratterizzano la vita cittadina, ma anche<br /> per porre freno ad abitudini dannose o negative per la comunità, per evitare prepotenze e giudizi, per tutelare la sicurezza privata e pubblica, per fissare i confii, per regolare insediamenti, per regolamentare la presenza di forestieri, l’uso di beni preziosi come i raccolti e le acque.<img style="float: right;" src="images/cerreto1.jpg" alt="" /><br /> Dopo un periodo storico difficile, per saccheggi, tirannie e soprusi, il Comune di Fabriano concede a Cerreto di dotarsi di uno statuto, per darsi regole che fissano in articoli il punto di riferimento per la vita associata e privata.<br /> “Se non ha il pregio di essere dei più antichi, è dei meglio ordinati, e in qualche articolo, dei più chiari” afferma lo storico ottocentesco Carisio Ciavarini; quello di cui stiamo parlando “evidentemente è il primo codice scritto di assai remote consuetudini degli uomini di quel castello, ed ha il pregio della semplicità e della brevità”.<br /> </p>
<p>Nell’anno 1537 “l’Università e gli uomini del castello nella loro generale adunanza di un uomo per foco, volendo vivere sotto statuto per la pace, unione e del buon vivere, de comune concordia senza contraddizione alcuna”, diedero “aucthorita et remissione a tre massari del castello i quali fecessero et fessero fare dicti statuti”. Si tratta di “Lorenzo de Thomasso, Damiano de Andrea, et Gratioso de Thomasso, quali hanno fatto componere dicto statuto”.<br /> Tra il 1538 ed il 1539 i settantasei articoli dello statuto, che si ritrovano nel codice, entrano in vigore formalmente, dopo la revisione degli organi superiori: il Comune di Fabriano li conferma il 30 ottobre 1538.<br /> Il Ciavarini aggiunge, ricavando le proprie informazioni dai testi originali, che lo statuto del 1537 fu successivamente approvato il 7 marzo 1539 ed il 18 agosto 1539 in Macerata dal Legato pontifiio a latere della Marca Anconitana, Cardinale Pio da Carpi.<br /> Dalla lettura degli stessi articoli si desumono lo spirito religioso, il rispetto delle festività, la struttura del governo del comune, le modalità di elezione, i caratteri della amministrazione dei beni pubblici, gli obblighi dei castellani e dei forestieri, le monete in uso, i rispetto dei boschi, il rapporto con la comunità di Fabriano.<br /> Il potere esecutivo è esercitato da un Castellano, che presiede le adunanze stesse.<br /> Al momento di esercitare la <em>castellanìa</em>, giurerà fedeltà agli statuti nelle mani del Priori o del Cancelliere del Comune di Fabriano, registrerà in un libro tutte le entrate derivanti da multe ai delinquenti, sarà tenuto a varie incombenze,<br /> tra le quali quella di rispettare le grazie fatte dalla adunanza, raddoppiare le multe in tempo di guerra o di peste, servirsi del <em>balio </em>per la esecuzione dei suoi ordini, fare nettare le fonti, le strade, il pozzo, quando lo ritiene necessario e comunque almeno a Natale ed a Pasqua.</p>
<p><br /> Per le eventuali inadempienze potrà essere querelato davanti ai giudici di Fabriano; le norme specifiano inoltre quanto è di sua spettanza in termini economici e la fonte della provenienza.<br /> A lui ed agli altri amministratori, mentre sono in carica, si deve il massimo rispetto.<br /> Accanto a lui i “quattro vecchi”, indicati nei libri dei consigli come “li quattro”; essi, insieme al Castellano, curano il libro della contabilità del Camerlengo, annotando “entrate e uscite”; sono scelti tra dodici, durano in carica un anno e non possono essere rieletti prima di tre anni, come il Sindaco, che dura in carica quattro mesi ed è scelto su una rosa di tre “homini”: questi giura davanti al Castellano ed ai Quattro.<br /> Alle dipendenze di questi magistrati è un <em>balio </em>che ha potere sulle guardie, ad essi ogni anno si affincano due stimatori dei “danni dati” e due “gualdari” che devono individuare i danni, soprattutto nei boschi, ed esercitano il loro ufficio per due mesi o, a loro scelta, uno per mese.<br /> È proibito fare legna per fornace nel monte, far “frasca”, tenere più di due capre e di due porci da carne all’interno del centro abitato. Alcuni decenni più tardi, nei registri dei Consigli, si parla della proibizione di “carpir arboli come bedulli”.<br /> Regolamenti, ordini, gabelle, prezzi, grazia di pene saranno stabiliti in pubblica adunanza. La comunità deve in ogni momento rispetto a chi rappresenta il potere.<br /> Altrettanto chiare sono le pene previste per chi reca danno alla proprietà pubblica, con particolare severità ed attenzione alle mura, alle strade, ai fossati, alla parte fortificata.<br /> La vita cittadina che si svolge all’interno delle mura vede uno dei momenti più democratici e qualifianti nello svolgersi delle adunanze, nel corso delle quali chi interviene sale su un seggio; il servizio di guardia prevede sorveglianza attenta “in vari lochi: la torre, la porta (quella accanto alla “chiesa”), la mandola, la porta de sotto, il torrone dell’agostino”.<br /> Degna di attenzione anche la parte relativa ai bastioni:<br /> ”quando che saranno costruiti i bastioni intorno al castello per difesa.. “non sia niuno che ardisca ne presumme del ditto castello o abitante in esso de sfassiare ditti bastioni annigiuno tempo (…) lo accusatore.. sia tenuto segreto”.<br /> Per la sicurezza del Castello, in pace ed in guerra chi, tra gli uomini, ha una età compresa tra i quindici ed i sessanta anni può essere chiamato, a secondo di quanto disporrà il Castellano.</p>
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<p><em><span style="font-family: Palatino-Roman; font-size: 10pt; color: #000000; font-variant: normal;"><span style="font-family: arial,helvetica,sans-serif;">AA.VV. Guida di Cerreto d'Esi. La storia, l’arte, i musei, Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.</span></span></em></p>I NOTAI DI CERRETO2015-10-29T15:29:54+00:002015-10-29T15:29:54+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi/333-i-notai-di-cerretoFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p> </p>
<p>La ricchezza di Cerreto d’Esi è testimoniata anche dalla presenza di figure notarili fin dalla fine del XIII secolo. Il termine <em>notarius </em>aveva nel linguaggio romano il semplice significato di scrivano.</p>
<p>In seguito, nel periodo carolingio, i notai ebbero maggiore importanza, perché gli imperatori stabilirono che ogni vescovo, conte, abate avesse il suo notaio. Questi si moltiplicarono nell’anno mille, perché furono coinvolti anche in attività di privati, in attività di cancelleria, negli uffici politici amministrativi e anche in organismi corporativi ed ecclesiastici.</p>
<p>Il notaio che era chiamato a rogare un atto privato prima di stendere il documento in pubblica forma, prendeva degli appunti, scrivendo la data e l’oggetto dell’atto, il nome dei contraenti e il testo. Queste annotazioni, erano sviluppate per creare l’<em>instrumentum </em>(cioè il documento completo) vero e proprio.<img style="float: left; border-width: 100px;" src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/cerreto2.jpg" alt="" width="476" height="402" /></p>
<p>Talvolta succedeva che alle parti contraenti bastassero alcune brevi note, solo in casi di lite o contestazioni di proprietà si redigeva il documento completo. È interessante conoscere i contenuti di questi atti perché da loro si ricavano notizie interessanti per la costruzione della storia del paese, in quanto si ritrovano elenchi di chiese o di toponimi oggi scomparsi.</p>
<p>Il primo notaio, di cui si ha notizia a Cerreto d’Esi, fu <em>Giovanni di Mastro Compagno</em>. Sembra che abbia avuto la residenza in loco (1297-1325). Il suo protocollo notarile diviso in due parti, nella parte delle cinquantaquattro carte scritte per intero, contiene atti privati dal novembre del 1317 al 3 marzo del 1321, importanti per la storia del castello riferiti a località o chiese non più esistenti: piano Meteti- ni, Fortano, chiesa di San Paterniano, chiesa di Sant’Anna (oggi chiesa del cimitero) e la chiesa di Sant’Angelo.</p>
<p>In questi documenti viene menzionato più volte l’ospe- dale, sia per i lasciti di privati cittadini cerretesi, sia per le iniziative di sostegno dei poveri che erano ospitati in quest’ospedale. In un atto del 14 maggio 1306 si legge: “Grazia, abbate del monastero di San Vittore, presenti e consenzienti i monaci e i frati del monastero e altre per- sone convocate in Capitolo, istituiscono Compagnone di Martulo “offertum (…) in ospitale di Cerreto” e gli affidano il compito di raccogliere, ospitare e servire fedelmente i poveri, di continuo, notte e giorno”. L’ospedale citato, dovrebbe essere stato quello nei pressi della chiesa Santis- sima Trinità (1600), oggi scomparsa.</p>
<p> </p>
<p>Troviamo anche un altro notaio, <em>Bartolo di Petruccio </em>da Cerreto (1301-1328). Due notai che operano in uno stesso periodo nello stesso luogo denotano una certa ricchezza del Castello.</p>
<p>L’elenco continua con <em>Agostino di Matteo Bene </em>(1373-1419) e suo contemporaneo, il notaio <em>Giovanni di Ser Federico da Cerreto </em>(1404-1409). Quest’ultimo è citato anche dal Bal- ducci nelle <em>Memorie storiche di Cerreto d’Esi</em>.</p>
<p>Dalla metà del secolo XVI iniziamo a trovare dei notai con cognomi ancora oggi esistenti. Il notaio <em>Vincenzo Giulij </em>da Cerreto (1558-1603), il notaio <em>Giovanni Battista Bendia </em>(1615-1638), il notaio <em>Girolamo Grillini </em>da Cerreto (1668- 1693), il notaio <em>Benedetto Baroni </em>da Cerreto (1726-1751), che chiude l’elenco.</p>
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<p><em>AA.VV. Guida di Cerreto d'Esi. La storia, l’arte, i musei, Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.</em></p><p> </p>
<p>La ricchezza di Cerreto d’Esi è testimoniata anche dalla presenza di figure notarili fin dalla fine del XIII secolo. Il termine <em>notarius </em>aveva nel linguaggio romano il semplice significato di scrivano.</p>
<p>In seguito, nel periodo carolingio, i notai ebbero maggiore importanza, perché gli imperatori stabilirono che ogni vescovo, conte, abate avesse il suo notaio. Questi si moltiplicarono nell’anno mille, perché furono coinvolti anche in attività di privati, in attività di cancelleria, negli uffici politici amministrativi e anche in organismi corporativi ed ecclesiastici.</p>
<p>Il notaio che era chiamato a rogare un atto privato prima di stendere il documento in pubblica forma, prendeva degli appunti, scrivendo la data e l’oggetto dell’atto, il nome dei contraenti e il testo. Queste annotazioni, erano sviluppate per creare l’<em>instrumentum </em>(cioè il documento completo) vero e proprio.<img style="float: left; border-width: 100px;" src="images/cerreto2.jpg" alt="" width="476" height="402" /></p>
<p>Talvolta succedeva che alle parti contraenti bastassero alcune brevi note, solo in casi di lite o contestazioni di proprietà si redigeva il documento completo. È interessante conoscere i contenuti di questi atti perché da loro si ricavano notizie interessanti per la costruzione della storia del paese, in quanto si ritrovano elenchi di chiese o di toponimi oggi scomparsi.</p>
<p>Il primo notaio, di cui si ha notizia a Cerreto d’Esi, fu <em>Giovanni di Mastro Compagno</em>. Sembra che abbia avuto la residenza in loco (1297-1325). Il suo protocollo notarile diviso in due parti, nella parte delle cinquantaquattro carte scritte per intero, contiene atti privati dal novembre del 1317 al 3 marzo del 1321, importanti per la storia del castello riferiti a località o chiese non più esistenti: piano Meteti- ni, Fortano, chiesa di San Paterniano, chiesa di Sant’Anna (oggi chiesa del cimitero) e la chiesa di Sant’Angelo.</p>
<p>In questi documenti viene menzionato più volte l’ospe- dale, sia per i lasciti di privati cittadini cerretesi, sia per le iniziative di sostegno dei poveri che erano ospitati in quest’ospedale. In un atto del 14 maggio 1306 si legge: “Grazia, abbate del monastero di San Vittore, presenti e consenzienti i monaci e i frati del monastero e altre per- sone convocate in Capitolo, istituiscono Compagnone di Martulo “offertum (…) in ospitale di Cerreto” e gli affidano il compito di raccogliere, ospitare e servire fedelmente i poveri, di continuo, notte e giorno”. L’ospedale citato, dovrebbe essere stato quello nei pressi della chiesa Santis- sima Trinità (1600), oggi scomparsa.</p>
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<p>Troviamo anche un altro notaio, <em>Bartolo di Petruccio </em>da Cerreto (1301-1328). Due notai che operano in uno stesso periodo nello stesso luogo denotano una certa ricchezza del Castello.</p>
<p>L’elenco continua con <em>Agostino di Matteo Bene </em>(1373-1419) e suo contemporaneo, il notaio <em>Giovanni di Ser Federico da Cerreto </em>(1404-1409). Quest’ultimo è citato anche dal Bal- ducci nelle <em>Memorie storiche di Cerreto d’Esi</em>.</p>
<p>Dalla metà del secolo XVI iniziamo a trovare dei notai con cognomi ancora oggi esistenti. Il notaio <em>Vincenzo Giulij </em>da Cerreto (1558-1603), il notaio <em>Giovanni Battista Bendia </em>(1615-1638), il notaio <em>Girolamo Grillini </em>da Cerreto (1668- 1693), il notaio <em>Benedetto Baroni </em>da Cerreto (1726-1751), che chiude l’elenco.</p>
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<p><em>AA.VV. Guida di Cerreto d'Esi. La storia, l’arte, i musei, Sistema Museale della Provincia di Ancona, 2011.</em></p>IL LIBRO DI CERRETO D'ESI di Maria Canavari - pdf2015-10-15T13:52:04+00:002015-10-15T13:52:04+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi/67-il-libro-di-cerreto-d-esiFederica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p style="text-align: left;">Una bellissima raccolta di Maria Canavari tra filastrocche, anedotti, tradizioni delle festività e<img style="float: right;" src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/librocerreto.jpg" alt="" width="200" /> tutto ciò che costruisce una comuntà, le sue usanze e il suo stesso paese.</p><p style="text-align: left;">Una bellissima raccolta di Maria Canavari tra filastrocche, anedotti, tradizioni delle festività e<img style="float: right;" src="images/librocerreto.jpg" alt="" width="200" /> tutto ciò che costruisce una comuntà, le sue usanze e il suo stesso paese.</p>IL VOCABOLARIO DI CERRETO D'ESi di Maria Canavari - pdf2015-10-15T13:54:16+00:002015-10-15T13:54:16+00:00http://www.lamemoriadeiluoghi.it/index.php/cerreto-d-esi/69-il-vocabolario-di-cerreto-d-esi-1-103Federica Candelaresifedecandelaresi@libero.it<p>Il vocabolario dedicato al dialetto di Cerreto d'Esi dalla penna di Maria Canavari<img style="float: right;" src="http://www.lamemoriadeiluoghi.it/images/vocabolariocerreto.jpg" alt="" width="200" /></p>
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<p> </p><p>Il vocabolario dedicato al dialetto di Cerreto d'Esi dalla penna di Maria Canavari<img style="float: right;" src="images/vocabolariocerreto.jpg" alt="" width="200" /></p>
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